Ode a Corini, “Genio” e Capitano. Come un diamante: per sempre
Il Capitano nei pressi della bandierina del corner. È gialla ma è come fosse bianca. Al triplice fischio la vede come sventolare sul ponte di comando: è la resa. Rabbia e frustrazione prendono il sopravvento. Nessun colpo di “Genio”, stavolta.
Prevale la passione. Corini alza il pallone: lo calcia in alto, verso il firmamento. Ha perso, il Palermo. Lui non ci sta. Sa riconoscere la sconfitta ma vorrebbe già una nuova disfida. Perché un vero capitano tiene la rotta e scansa la deriva. La disfatta come una risacca ma è il preludio alla rivalsa.
Ordine, dovere, disciplina e talento. Sono le stimmate del leader ed il giovane calciatore di Bagnolo Mella le ostenta precocemente. Alla Juve affina lo stile: quello Doc, non il contraffatto. Alla Samp tale carisma è mal digerito: il “Mancio” mette i paletti. Comanda lui. E allora il “Genio” pianta i suoi: si prende la penisola, da Nord a Sud.
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Templare e Pirata per terra e per mare. Fa del Chievo la sua Gerusalemme, per poi piantare bandiera alla Nassau del Mediterraneo. Col sacro Graal, Palermo è L’Avana e andiamo a saccheggiare. Quanti bottini, caro Corini. Vessillo nero al vento con l’Aquila vintage che fa spavento. Terrorizza più di un teschio e la ciurma ha il rosa dentro.
Onde, tempeste: poca cosa. Piuttosto, tanta roba a iosa. Crapa pelata, sulla spalla la bestia alata. Finiranno bendate. L’isola non è più come prima: ‘qui è come Hiroshima!’ Ma non abbandoneranno mai la nave. Piuttosto, ci si affonda. I tesori? In laguna, sull’altra sponda.
Va bene, mio Capitano. Con te, il naufragar m’è dolce in questo mare. Eroe di due Italie. Sfrego la lampada, ma non esce più il mio “Genio”. Rimane incastonato, nella memoria.
Come un diamante, gemma rara. Infinitamente, è per sempre.
L’autore è amministratore della pagina Football History
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