Palermo condannato da un episodio, al Barbera decide Morata
Promosso sul campo ma non dal risultato. Nel primo anticipo della ventisettesima giornata sorride una Juventus “corsara” ma i rosanero non escono ridimensionati dal confronto con i primi della classe. Lo ha detto una partita sostanzialmente equilibrata nella quale è stata decisiva l’intuizione del tecnico Allegri che, nel secondo tempo, ha indovinato le sostituzioni inserendo Morata, autore del gol decisivo al 25′ della ripresa. E’ stato solo un episodio a condannare il Palermo e premiare i bianconeri che, grazie a questo successo, compiono un altro passo verso lo scudetto. Un traguardo ormai a portata di mano in virtù dell’ampio margine di vantaggio (+14) nei confronti della Roma. La rete di Morata ha spezzato l’equilibrio di un incontro piuttosto bloccato, soprattutto dal punto di vista tattico. Tenuto inizialmente in panchina in funzione della sfida di Champions in programma mercoledì a Dortmund contro il Borussia, il talento spagnolo (entrato al posto del connazionale Llorente) con il suo dinamismo ha dato nuova verve al fronte offensivo bianconero e, con un gesto tecnico di ottima fattura, ha cambiato all’improvviso il volto di una gara che per i valori espressi dalle due squadre avrebbe potuto tranquillamente concludersi con un pareggio. E invece una giocata individuale ha lasciato il segno.
Confortanti, nonostante il passo falso, le risposte fornite dal Palermo. Davanti ai circa 30 mila del “Barbera” (record stagionale in termini sia di presenze che di incasso), la compagine di Iachini ha offerto una prova tutto sommato positiva sul piano dell’atteggiamento tenendo testa con ardore agonistico alla prima forza del campionato. I rosanero, che non perdevano in casa dal 29 settembre (0-4 contro la Lazio), nonostante la sconfitta hanno poco da rimproverarsi in termini di impegno e applicazione ma, a prescindere dall’avversario di turno, hanno confermato di avere in questo momento qualche problema in fase realizzativa. Sul display dell’attacco si è accesa una spia: per la terza gara di fila la squadra non ha segnato e, come avvenuto domenica scorsa a Cesena, ha tirato in porta con il contagocce. I rosanero hanno subìto pochissimo le iniziative degli ospiti reggendo l’urto, soprattutto fisicamente, con la corazzata bianconera ma il fatto che Buffon sia rimasto praticamente inoperoso non è un bel segnale e fa scattare inevitabilmente un campanello d’allarme all’interno di una squadra che, finora, ha fatto dell’efficacia in attacco una delle principali prerogative.
Iachini, che in settimana ha lavorato di nuovo su due piani paralleli (difesa a tre e a quattro), ha optato per la linea a tre formata da Vitiello, Terzi e Andelkovic. Rispetto al match di Cesena nel quale la squadra era schierata con il 4-3-2-1, Quaison ha lasciato il posto a Rispoli, esterno destro naturale nel 3-5-1-1 disegnato dal tecnico marchigiano. In cabina di regia è tornato Maresca, ex di turno sostituito nel corso della ripresa da Jajalo. Positiva la prova del centrocampista campano che, dopo un avvio non particolarmente brillante, è entrato gradualmente in partita confermando lucidità e acume tattico nella cucitura del gioco. Modulo speculare per la Juventus, in campo con il 3-5-2, prima formula applicata in questa stagione da Allegri per dare continuità al lavoro di prima del passaggio al 4-3-1-2. Di solito due squadre schierate a specchio tendono ad annullarsi: la gara di oggi ha confermato questo trend anche se la qualità dei singoli, sia tra le fila rosanero che tra i bianconeri (oggi in maglia blu), a tratti ha dato imprevedibilità al gioco alimentando sporadiche fiammate. Sul fronte rosanero i riflettori erano puntati in particolare sul tandem Vazquez-Dybala, un duo capace di fare la differenza (Dybala, stretto nella morsa dei rocciosi difensori avversari, non ha lasciato una traccia significativa) e particolarmente motivato al cospetto di una big come la Juve che ha già manifestato un certo interesse nei confronti dei due argentini. Era una vetrina importante per mettersi ulteriormente in mostra: “El Mudo” si è presentato dopo quattro minuti con un tunnel ai danni del connazionale Tevez. Un ottimo biglietto da visita quello esibito dal numero 20, uno dei pochi in grado di alzare il tasso qualitativo di un Palermo operaio, plasmato da Iachini a sua immagine e somiglianza e con dei tratti specifici quali agonismo, compattezza e determinazione. La qualità, insomma, resta appannaggio esclusivo di alcune individualità di spicco. Una caratteristica in comune oggi con la Juventus che, senza alcuni big (out Pirlo per infortunio e lo squalificato Pogba), è scesa in campo con un profilo diverso privilegiando risorse diverse da quelle che, di solito, la qualificano con l’organico al completo sia in Italia che in Europa. I ventisei punti iniziali di differenza, di fatto, non si sono visti e lo dimostra soprattutto un primo tempo privo di emozioni e di occasioni da rete. Gli unici brividi li ha provocati con qualche rinvio rischioso il portiere Sorrentino, capitano al posto di Barreto (fischiato nella ripresa al momento della sostituzione), regolarmente in campo ma senza la fascia per ragioni di opportunità alla luce degli ultimi sviluppi legati al mancato rinnovo del contratto.
Le palle-gol latitano anche nella ripresa che, sulla falsariga della prima frazione di gioco, si è sviluppata sul filo dell’equilibrio anche dopo il gol del vantaggio bianconero. I due tecnici hanno provato a scompaginare i piani difensivi dell’avversario con l’inserimento di forze fresche (nella Juve spazio a Vidal al posto di Sturaro dopo l’intervallo) e le mosse in partita in corso hanno strizzato l’occhio ad Allegri che al 60’ ha calato sul terreno di gioco la carta Morata al posto di uno spento Llorente. Ed è stato proprio il numero 9 a cambiare l’inerzia con il gol-vittoria realizzato al 70’ con una conclusione a giro di sinistro da posizione defilata al limite dell’area. Iachini ha “risposto” dopo sei minuti con la sostituzione Barreto-Belotti ma il cambio del tecnico rosanero, che contestualmente ha ridisegnato lo scacchiere con il 3-4-1-2, non ha sortito gli effetti sperati.