Corini, la carriera: Chievo e Palermo due crocevia fondamentali
Palermo nuovo crocevia di una carriera da uomo d’ordine. Eugenio Corini approda sulla panchina rosanero con la stessa aura di “genialità” con cui è giunto in Sicilia da calciatore. Dalla promessa di raggiungere la Serie A a quella di mantenerla a tutti i costi, però, il passo è lungo. Perché nel 2003 era un 33enne regista di centrocampo tornato in tarda età agli onori della cronaca grazie al Chievo dei miracoli e, nonostante tutto, decise di provare una scommessa: quella di portare il Palermo in Serie A insieme a Zamparini. Scommessa stra-vinta, dato che il Palermo lo portò persino in Europa, dove mai nessuno l’aveva portato.
La carriera di allenatore, da oggi, ha in comune con quella da giocatore ben due tappe: perché al Chievo c’è arrivato in condizioni simili rispetto a quelle da calciatore e a Palermo ritorna con una scommessa per certi versi più difficile da vincere. Dopo aver lasciato il Portogruaro ed essere stato esonerato dal Crotone, Corini non è riuscito nemmeno ad imporsi nel Frosinone in Lega Pro. Eppure, spinto dall’enorme senso di appartenenza all’ambiente clivense, il presidente Campedelli lo ha scelto per salvare i gialloblù nella stagione 2012/13. Scelta azzeccata, perché Corini porta il Chievo in acque tranquille con largo anticipo.
È l’inizio di una mini era d’oro per Il Genio: sedotto e abbandonato per Sannino, Campedelli lo richiama per evitare nuovamente la retrocessione. Missione compiuta e conferma ottenuta, anche se nella stagione successiva dura solo sette partite. Un colpo troppo duro, quello subito dal “suo” Chievo. Talmente duro da rimanere fermo per una stagione e mezza. Fino alla chiamata di Zamparini per un nuovo déjà vu, quello di un Capitano accolto da sciarpe rosanero alla ricerca di un miracolo. Nel 2003 si chiamava Serie A e nel 2016 ha lo stesso identico nome. Solo che stavolta tocca difenderla, non raggiungerla.