Palermo, che déjà vu: anche se non brilla, serve Diamanti
Dall’eredità di Franco Vazquez al peso di dover portare una squadra senza esperienza sulle proprie spalle. Alessandro Diamanti quest’estate ha scelto il Palermo per rilanciare la propria carriera in Italia e lo ha fatto ben sapendo di dover essere un trascinatore, dentro e fuori dal campo. Non è un caso se all’esordio si ritrovò la fascia di capitano contro il Napoli: Diamanti ha risposto immediatamente presente, conscio di quanto doveva essere importante la sua figura all’interno dello spogliatoio dopo gli addii di Sorrentino, Maresca e Gilardino.
Proprio su Gilardino bisognerebbe soffermarsi, perché è incredibile quanto sia stretto il legame che unisce da una parte il trequartista ex Bologna e l’attuale attaccante dell’Empoli. Gilardino giunse a Palermo negli ultimi giorni di calciomercato, proprio dalla Cina e fortemente voluto sia dalla società, fiera di poter accogliere in rosa un ex campione del Mondo, sia dai tifosi che vedevano acceso un barlume di speranza dopo la cessione di Dybala. Questo copione non vi ricorda qualcosa?
Non avrà vinto alcun Mondiale, ma la storia di Alino non sembrerebbe tanto diversa da quella di Gilardino al Palermo. Due giocatori arrivati come salvatori della patria e dopo nemmeno metà campionato, messi da parte. Gilardino segnava, e metteva a segno anche gol decisivi e importanti per la lotta salvezza, Alino ancora non ha trovato la via del gol, ma ha dalla sua una situazione impossibile da paragonare con quella di un anno fa. Spesso deve vagare alla ricerca di un pallone giocabile, senza alcun aiuto da parte dei compagni.
Ma a volte l’impegno non basta, e quei “Diamanti” non brillano più, o almeno è di questo che si cerca di convincere gli altri. Dall’alto è arrivato un invito a centellinarlo molto simile ad altre disposizioni già viste in passato. Parole che possono avere un’influenza relativa sugli allenatori, ma sta di fatto che nelle ultime partite Diamanti è stato utilizzato col contagocce. Che non sia un giovanotto è fuori da ogni discussione, ma la scelta di tenere fuori Diamanti sia contro lo Spezia che nella disfatta contro il Chievo lascia qualche perplessità.
In compenso, da parte di Diamanti non è arrivata alcuna parola fuori posto, né un atteggiamento sbagliato nei confronti della squadra. Ha continuato a lavorare in silenzio e a farsi trovare pronto anche se gli sono stati preferiti Quaison e Sallai, che contro i clivensi non hanno mai portato superiorità numerica alla squadra. Una grande lezione sia allo spogliatoio che alla società: niente proclami, niente convinzioni, solo silenzio. E un po’ di rabbia, che onestamente non può non essere comprensibile. La scossa deve passare anche dal suo recupero.
NONO CONOSCO ALLENATORE CHE SIA STATO ASSUNTO A PALERMO E CHE ABBIA FATTO DI SUA INIZIATIVA LA FORMAZIONE IL CUI COMPITO E’ DEVOLUTO AL PRESIDENTE. E SE NON ACCETTA VIENE LICENZIATO. LUI TRA L’ALTRO STABILISCE CHI VA FUORI SQUADRA, ANCHE PERCHE’ CORRE IL RISCHIO DI SALVARE LA SERIE A COME, PERALTRO, GIA’ ACCADUTO LO SCORSO ANNO CON BALLARDINI NELLE ULTIME TRE GARE DOVE NON HA ACCETTATO LA FORMAZIONE FATTA DAL PRESIDENTE. LO SCORSO ANNO QUALSIASI ALLENATORE IN PANCHINA………UNA SOLA FORMAZIONE.