Il Palermo e “la dura legge del gol”: il City Group chiamato alla sfida più attesa
Il mio brano preferito degli 883, duo pavese le cui vicende sono narrate in una serie in onda su Sky, è “La dura legge del gol”. A parte l’immagine di copertina, che richiama la celebre rovesciata di Carlo Parola che campeggiava sulle bustine e sugli album dei Calciatori Panini della mia giovinezza, la canzone ricorre a una metafora calcistica per ricordarci che, anche nella vita, se giochi bene ma gli altri fanno un gol più di te, la partita la perdi.
E forse non è un caso che la canzone mi sia tornata in mente alla vista dello splendido documentario “Palermo Sunrise” in onda da ieri su DAZN. Accanto a immagini di gioco che fanno accapponare la pelle, e ad interventi di personaggi legati alla storia antica e recente del Palermo, il documentario contiene interviste ad esponenti di punta del CFG, come Galassi e Soriano, che spiegano le ragioni che hanno condotto il più solido gruppo calcistico del mondo ad investire nella nostra squadra.
Con il Cfg conquiste impensabili
Tralasciando una serenità economica che noi tifosi di una squadra più volte radiata dai ranghi federali per ragioni finanziarie dovremmo sempre tenere a mente, all’avvento del CFG sono legate conquiste impensabili solo pochi anni fa: il Centro sportivo, un’organizzazione societaria d’avanguardia, l’internazionalizzazione del marchio, i primi interventi sullo stadio con l’avvio delle procedure di affidamento pluriennale propedeutiche alla ristrutturazione.
Come direbbe Pizzul “Tutto molto bello”, se non fosse che una tifoseria abituata a soffrire si sarebbe aspettata da parte di un management di tale livello una maggiore attenzione al rispetto della legge fondamentale del calcio: appunto, la dura legge del gol.
Risultati al di sotto del previsto
Non si può certo affermare che la gestione delle scelte tecniche sia stata finora consona al rango professionale ed economico della proprietà. I soldi sono stati investiti, ma se i risultati e il livello del gioco generalmente espresso dal Palermo in queste due stagioni e cocci sono questi, direi che sono stati spesi male.
Basti pensare che, a parte Henderson preso a prestito e subito restituito all’Empoli, gli unici calciatori del “nuovo” Palermo che oggi giocano in Serie A, ossia Lucca, Felici e Sala, sono stati presi da Castagnini, mentre gli investimenti più importanti dell’era CFG, da Saric a Vasic da Le Douaron ad Appuah, hanno finora apportato un contributo risibile.
Per non parlare della gestione scriteriata del caso Brunori, giocatore senza i cui gol oggi forse giocheremmo ancora con il Picerno, definito “punto fermo” nella prima intervista di De Sanctis e poi relegato senza troppi riguardi a riserva di un centravanti che in Italia ha segnato in tre anni un quarto dei suoi gol in maglia rosanero.
La dura legge del gol
Tornando alle dichiarazioni di Soriano, che in effetti risalgono alla sua prima visita a Palermo, possiamo solo sperare che trovi il tempo di riascoltare le sue parole; anche perché, al di là dei bla-bla di circostanza, nessun amante dei colori rosanero può essere soddisfatto dei risultati del campo. Ammesso che lo sappia, vorrei ricordargli che noi attendemmo la serie A per più di trent’anni fino a quando un singolo imprenditore dalle sostanze e dai modi molto diversi dai loro ci fece impazzire di gioia.
Ed ancora, vorrei che ci facesse venir meno quella sensazione di distanza e di freddezza che spesso abbiamo avvertito e che ci fa temere che professionisti pagati ed assistiti come altrove non potrebbero a questi livelli non siano sufficientemente “tenuti sulla corda”.
La dura legge del gol, che per ogni tifoso conta molto di più degli sky-box, di Dua Lipa e della maglietta color cassata di Pasqua, impone che alle parole seguano i fatti: il bel gioco, le vittorie e l’impegno strenuo in casa e fuori per onorare una maglia con 124 anni di storia. Che poi sono più o meno gli stessi di quelli del Manchester City.
Eccellente articolo, esprime il sentimento del popolo rosanero. Speriamo venga letto da qualcuno lassù, ai vertici.