Palermo, la reazione non basta. Al “Barbera” fa festa la Roma
Un Palermo dai due volti non riesce ad interrompere l’emorragia di risultati negativi. Al “Barbera” esulta la Roma che, nella settima giornata, si è imposta con il risultato di 4-2. Un successo meritato da parte dei giallorossi che, tuttavia, dopo avere dominato il primo tempo hanno avuto bisogno di un acuto nel finale di Gervinho per sancire la loro superiorità ed evitare una clamorosa rimonta dei padroni di casa. I rosanero escono sconfitti al cospetto di una squadra più forte ma devono recitare il mea culpa per le lacune difensive che nella prima frazione di gioco hanno compromesso il risultato incanalando il match sui binari degli avversari.
Le partite durano 90 minuti e non basta un buon secondo tempo per assolvere la compagine di Iachini. Il tentativo di rimonta, anzi, aumenta il rammarico perché se il Palermo avesse giocato anche nei primi 45 minuti con la stessa concentrazione mostrata nella ripresa, probabilmente la gara avrebbe preso una piega diversa. I rosa, invece, sono costretti a leccarsi le ferite e incassano la quarta sconfitta consecutiva. Una striscia che, potenzialmente, potrebbe mettere in discussione la panchina di Iachini ma le rassicurazioni di Zamparini in settimana e lo spirito mostrato dalla squadra nel secondo tempo con ogni probabilità salveranno il tecnico, difeso dai tifosi durante il match e subito dopo il triplice fischio dell’arbitro Damato.
Che soffiasse aria di novità, in casa rosanero, lo si era intuito alla vigilia del match. Iachini ha proposto il 4-3-1-2 con Hiljemark sulla trequarti a supporto di due punte. Formula applicata in partita e, sulla scia delle dichiarazioni di Zamparini dei giorni scorsi, studiata soprattutto per aiutare Vazquez dandogli un carico di responsabilità più leggero. L’obiettivo è sempre lo stesso: cercare le soluzioni per essere imprevedibili (Trajkovski è stato preferito a Gilardino, entrato dopo l’intervallo al posto di Jajalo). Le idee erano chiare ma, come spesso succede, diversi fattori possono incidere sull’andamento della partita e stravolgere il copione impostato prima dell’incontro. La variabile più importante, in questo contesto, è rappresentata dal valore dell’avversario. Il Palermo ha affrontato una Roma in difficoltà ma la formazione giallorossa è comunque una big stimolata, peraltro, dalla voglia di riscattare la sconfitta rimediata in Champions sul campo del Bate Borisov. Zamparini lo aveva detto chiaramente: “Avrei preferito una vittoria per 4-0 della Roma in Champions, mi aspetto una squadra arrabbiata”. E il patron ha avuto ragione perché gli uomini di Garcia, al netto delle défaillance mostrate nella ripresa, sono entrati in campo con l’approccio giusto e già dopo ventisette minuti avevano spostato l’ago della bilancia dalla propria parte portandosi sul 3-0. In tilt i meccanismi difensivi dei rosanero, spiazzati dal gol di Pjanic nelle battute iniziali e dagli acuti di Florenzi (agevolato da un tiro “sporco” di Pjanic) e Gervinho, autore di una rete di pregevole fattura (applaudita dallo sportivissimo pubblico del Barbera) con la complicità di una retroguardia troppo vulnerabile. Il tallone d’Achille del Palermo è proprio la difesa, anzi la fase difensiva, un concetto che coinvolge tutta la squadra e non il singolo reparto. Preoccupanti i buchi lasciati dalla compagine di Iachini che, senza le adeguate contromisure in fase di non possesso, non potrà fare molta strada. Urgono dei correttivi: la facilità con la quale i capitolini si affacciavano in area avversaria conferma che i rosanero devono registrare ancora dei meccanismi e trovare un equilibrio. Le cause di questo flop? A prescindere dai meriti della Roma, è evidente che il Palermo in questo momento è in confusione soprattutto dal punto di vista tattico. Passare continuamente dalla difesa a tre alla linea a quattro non agevola i giocatori rosanero, spesso spaesati e senza punti di riferimento. Sullo sfondo di questo quadro negativo c’è anche la componente sfortuna (nel primo tempo Vazquez ha rinnovato l’abbonamento ai legni della porta avversaria colpendo una traversa) ma questo aspetto non può essere un alibi e non può smontare l’impianto accusatorio nei confronti di un Palermo che, obiettivamente, in questo momento non è una “squadra”. Non è una formazione organizzata dal punto di vista difensivo. Una debolezza che ha vanificato i segnali incoraggianti emersi nel secondo tempo e la reazione di orgoglio alimentata dal gol dell’1-3 di Gilardino al 59’. La rete dell’attaccante piemontese, in crescita rispetto alle ultime apparizioni, non è servita ad evitare la sconfitta ma, a titolo personale, può essere molto importante dal punto di vista psicologico in vista dei prossimi appuntamenti. Il gol, il 179esimo in serie A e il primo con la maglia del Palermo, ha dato fiducia alla squadra, a segno nel finale anche con Gonzalez prima del punto esclamativo messo da Gervinho.