Il Palermo e la serie D, il calcio “alla buona” regala anche rispetto e allegria
Il Palermo dei record fa sognare anche quando vince e non convince e con il bottino di nove vittorie consecutive si accinge a giocare in casa due partite di seguito sperando di consolidare la posizione di vertice della classifica. Più volte ho pensato che quello che sta accadendo a Palermo e al Palermo sembra il frutto di un miracolo, sia per la velocità, in termini temporali degli accadimenti positivi, sia per l’inaspettato coinvolgimento dei tifosi più scettici.
Tuttavia non bisogna mai dimenticare che si gioca in un campionato di serie D, con tutti i limiti e le difficoltà dovute a strutture sportive spesso inadeguate. Un elemento estremamente negativo per i giocatori rosa è dato dal campo di gioco. Molte squadre di serie D, e fra queste il Biancavilla e il Nola, gareggiano in campetti spesso in sintetico, al limite della misura regolamentare e questo naturalmente costituisce un handicap per una squadra tecnicamente più dotata, quale è quella rosanero.
Altro fattore negativo strettamente legato alla “qualità” dei giocatori avversari è la loro irruenza e fallosità, direttamente proporzionale alla inferiorità tecnica di molti giocatori della serie dilettantistica. C’è però un elemento estremamente positivo e addirittura commovente che ho riscontrato nelle partite fin qui viste, sia in TV che al Barbera. Mi riferisco alla sportività dei tifosi avversari e degli stessi giocatori.
E’ bellissimo assistere dagli spalti al saluto dei ragazzi della squadra sconfitta che applaudono al nostro indirizzo a fine partita e si rivolgono grati ai propri sostenitori. All’uscita dallo stadio, inoltre, è frequente scambiare le sciarpe fra tifosi avversari, fare foto con loro, non più nemici perché uniti da identica passione. E lo stesso avviene in trasferta. In campo la lotta è dura ma dopo il fischio dell’arbitro si respira aria di condivisione e di amicizia. Un po’ come avviene nelle partite di rugby ma che, per noi tifosi di calcio, è un’assoluta novità.
Dimentichiamo allora per un momento di essere precipitati, nel giro di poche ore, dalla speranza della promozione in A al baratro della serie D: e poteva pure finire peggio, con la radiazione e calcio giocato fermo per un anno, come nel 1986. Applaudiamo questi ragazzi che orgogliosamente e sportivamente portano in giro il nome delle cittadine che rappresentano. Abbracciamo i loro tifosi e fermiamo queste immagini nel tempo. E chissà se un giorno, in una fredda giornata di campionato di serie A, con Var, polemiche e sfottimenti, non rimpiangeremo di avere vissuto l’anno di serie D con allegria, amicizia e solidarietà.
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Brava Delia. Discorso sano da tifoso sano. Io mi diverto molto di più adesso. E non perché le vinciamo tutte.
Bellissimo articolo di Delia,hai centrato il problema.Io finalmente sto portando le mie figlie allo stadio,ci divertiamo,in tutta tranquillità.Il calcio violento,fa allontanare le famiglie dallo stadio.Sono sicuro che rimpiangeremo queste domeniche felici,con l’augurio che in futuro possa cambiare qualcosa…
Un commento perfetto , purtroppo nelle serie maggiori si è perso molto dello spirito sportivo e di condivisione ,si ci dimentica che è uno sport e come tale va vissuto in oltre si ci dimentica spesso che lo sport può è deve essere un insegnamento di vita per Tutti Noi e sopratutto per le generazioni che crescono e che saranno il volano del ns. mondo.
Ah, tifose rosanero! L’amicizia, la solidarietà, l’allegria. Però si innamoravano tutte di Vanello, così avvolto da talento, bellezza e leggende romane. Il taglio in punta di forbice di Amleto, le camicie di Brioni. Dico, era brutto Alfredo Alario, era brutto Alario? Chi ha memoria di Alario Alfredo, palermitano?
unica notazione, visto l’andazzo degli ultimi anni non ci è finita affatto male con la retrocessione in D . Sarebbe stato molto peggio restare in B o andare in A ancora con la vecchia dirigenza al comando o con i vari prestanome. Sarebbero stati altri anni perduti, senza passione, senza prospettive. Bisognava fare pulizia e ripartire. Peccato solo che ciò sia avvenuto solo nel 2019 e non cinque o sei anni prima quando era già chiaro il disimpegno di Zamparini.
Assolutamente corretto e condivisibile. Guardo il ” calcio che conta ” , e non mi piace. Solo soldi, interesse, business. Non mi smuove nessuna passione.
Se non ti piace puoi chiedere alla società di rimanere in serie D, nessuno obbliga a giocare nel vero calcio.
Caro “palermitano” ma come si fa a interpretare il mio pezzo in questo senso ? Certo che preferisco la serie A !!! Il mio intento è solo quello di cogliere aspetti umani positivi, nella pur triste attuale situazione del Palermo in serie D.
Bravo Nanni hai centrato il punto….purtroppo siamo ancora pochi ad aver raggiunto questa consapevolezza, mentre la maggior parte dei tifosi di calcio sono ancora lobotomizzati dal sistema, come nel caso di “palermitano”….non e’ colpa loro, devono ancora svegliarsi dal calcio-matrix che li ha plagiati mentalmente. Ci vorra’ ancora tempo purtroppo……
Bella gita domenicale.
Questo articolo di Delia è come una foto scattata ad arte. Che apprezzeremo ancora di più quando saremo altrove, dove meritiamo. Grazie per avere lasciato questa traccia nella storia di questo volo. #Siamoaquile
Bellissimo articolo e senza dubbio la D fatta così e di passaggio sarà un ottimo ricordo ……!!
Si il ricordo quando il Palermo non esisteva nella cartina del calcio.
Bell’articolo, grazie Delia! Quello che tu esprimi, mi permetto di dire in maniera ancora un po’ inconsapevole, e’ il bisogno profondo che abbiamo noi tutti che amiamo veramente il gioco del calcio, oltre alla nostra squadra, di ritrovare il vero spirito che ha reso il calcio lo sport ed il gioco piu’ popolare nella storia dell’umanita’. Se non comprendiamo pero’ che la radice di tutti i mali del calcio contemporaneo sta nel suo assoggettamento alle regole del business e dello spettacolo, e che per riportarlo alla sua essenza originaria ci dovremo tutti attivare e tutti insieme provocare il cambiamento, allora piano piano vedremo scomparire il calcio come lo abbiamo conosciuto. Forse le future generazioni non potranno avere neanche il ricordo di quel calcio che noi abbiamo amato e vogliamo continuare ad amare come sport e passione di popolo.