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Palermo-Novara, la partita di Corini. “Capitano”, la città ti ama ancora /FOTO

palermo novara, il ritorno di corini

Per tutti gli sportivi palermitani é “il capitano”, colui che ha incarnato perfettamente, nel periodo della sua permanenza in rosa, il senso d’appartenenza nell’immaginario dei tifosi. C’è anche un capitolo da allenatore ma nella memoria dei tifosi sono rimaste le sue magiche giocate in maglia rosanero, quei piedi morbidi, i modi eleganti, quel numero 5 stampato sulla schiena. Eugenio Corini, bresciano di Bagnolo Mella, 47 anni, torna sabato con il Novara lì dove era sbarcato nell’estate del 2003, alla vigilia di un campionato di serie B da vincere a tutti i costi. Zamparini e Foschi avevano deciso di affidare le chiavi del centrocampo al “Genio” e attorno a lui c’era una squadra formata da tanti giocatori di grande qualità.

CORINI E IL SUO RAPPORTO CON I TIFOSI

Corini si è calato subito nella realtà palermitana diventando un beniamino del pubblico. A lui sono legati i successi dei primi anni dell’era Zamparini, la promozione in serie A del 2004, il primo ingresso storico in Europa League e la quasi qualificazione in Champions League. Un leader, un vero capitano, un giocatore di qualità che sembrava destinato a chiudere la carriera a Palermo, città che l’aveva adottato. E invece la sua esperienza durò solo tre anni, con 129 partite e 25 gol segnati.


NESTOROVSKI, IL ROSA… SOTTO LA PELLE

Molti tifosi ricordano ancora una commovente conferenza stampa nella quale il capitano annunciò la decisione dell’addio, parlò di incomprensioni con la società. Del resto non era la prima né l’ultima volta che il presidente rescindeva il cordone fra la città e i suoi uomini simbolo, da Toni a Guidolin, da Corini a Delio Rossi. Eugenio non face marcia indietro nemmeno di fronte a una bella manifestazione popolare di tifosi che allo stadio chiese al capitano e al presidente di non interrompere la favola. E Corini, che a Palermo aveva vissuto tre anni meravigliosi, salutò Palermo in modo davvero particolare: comprò una pagina del Giornale di Sicilia per lasciare il suo messaggio ai tifosi.

FRANK CASCIO SBARCA A PALERMO

Ma Palermo è rimasta nel suo destino, ancor prima di riabbracciarlo come allenatore: fu proprio a Palermo che giocò l’ultima partita da calciatore, con la maglia del Torino, rimediando un infortunio che a 39 anni lo convinse ad appendere le scarpe al chiodo e a intraprendere la carriera di allenatore. E anche qui ci sono incroci curiosi: la sua prima vera esperienza in panchina è con il Crotone in serie B, il debutto avviene a Novara (la sua attuale squadra) dove rimedia una brutta sconfitta. Poi il Frosinone e quindi il ritorno al Chievo Verona, la squadra nella quale è maturato e ha giocato il maggior numero di gare da calciatore. Insomma, Corini sembra voler ripercorrere le stesse tappe della sua carriera di calciatore.

E difatti il 30 novembre del 2016, come probabilmente aveva sperato da tempo, Corini riceve la telefonata più attesa: all’altro capo del filo c’è Maurizio Zamparini che lo convince a tornare a Palermo per provare a salvare una squadra che aveva già imboccato decisamente la strada della retrocessione dopo la disastrosa esperienza di De Zerbi. E’ l’uomo della provvidenza. Il pubblico si rianima e torna a tifare Palermo nonostante la nave sia sballottata dalla tempesta: va via il ds Faggiano, la squadra è sbrindellata, si parla (a vuoto) di mercato di gennaio e nel frattempo arriva la vittoria per 4 a 3 sul campo del Genoa che sembra riaprire le porte alla speranza. Il suo carattere di forte temperamento si scontra presto con quello vulcanico del presidente, dopo appena due mesi getta la spugna e si dimette. Ma il pubblico lo continua ad amare.

CORINI, LA CONFERENZA STAMPA DELL’ADDIO

Ecco perché sabato Palermo – Novara non sarà una partita normale. Per nessuno. I tifosi rosanero, ancora meno dell’anno scorso, inseguiranno una vittoria indispensabile ma saluteranno Corini all’ingresso in campo con la solennità e l’affetto che si riservano agli eroi. E siamo certi che l’ex numero 5 rosanero, fresco di due vittorie consecutive, questa partita non avrebbe voluto mai giocarla. E ci piace pensare che magari preferirebbe sedersi sull’altra panchina a ritrovare il suo pezzo di cuore che ha lasciato e che comunque resterà qui, per sempre.

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