Palermo, Guddo: “Felice di essere qui, siamo un gruppo unito”
Il giovanissimo portiere della Primavera del Palermo, Samuele Guddo, intervistato da mondoprimavera.com, si è raccontato fuori e dentro dal campo: “All’inizio non ero portiere ma difensore centrale. Un giorno, durante un torneo, ricordo che si è fatto male il portiere e quindi noi difensori siamo stati costretti a fare il sorteggio per decidere chi avrebbe parato. E’ toccato a me, e da quel momento non sono più uscito. La prima partita in Primavera è stata davvero emozionante. Sfida all’Inter, una grande squadra, per giunta in diretta televisiva. Sapevo che mi avrebbero visto in tanti. Non sapevo, invece, che avrei giocato. Marson era impegnato con la Prima Squadra, il giorno prima del match mi è stato detto che sarebbe toccato a me. Sono stato orgoglioso e felice. Sono passati tanti grandi portieri qui da Palermo. Posavec secondo me è uno dei migliori per la sua età, io mi sento molto simile a lui, perché tutti e due giovani e con caratteristiche comuni”.
Tante belle parate e tante grandi soddisfazioni: “Fare una bella parata, per noi portieri, è una sensazione magnifica. Dà adrenalina, forza, una carica incredibile. E quando la rivedo mi gratifica, capisco quanto vale la prestazione. Noi siamo un gruppo molto legato e affiatato. Io ho legato bene con tutti i miei compagni, con alcuni giochiamo insieme sin dall’età di 4 anni. Siamo cresciuti assieme e siamo arrivati dove siamo oggi tutti uniti. E io, oggi, voglio ringraziare la Società, il Direttore Baccin e i mister che giorno dopo giorno ci permettono di crescere in campo e fuori”.
“Fuori dal campo – continua Guddo – sono un ragazzo solare, mi piace stare con gli amici e divertirmi con loro. Un’altra mia grande passione oltre al calcio sono gli animali. Sin da piccolo ho sempre avuto un rapporto particolare con loro e sempre ho avuto una grande curiosità nel conoscere le particolarità che riguardano questo mondo. Per questa ragione, ho anche un cane con cui amo giocare e passare il mio tempo libero. Ci sono poche persone importanti nella mia vita e una di queste è mia madre, che mi ha sempre accompagnato in tutto. Mi ha supportato nella mia passione e ha cercato in un modo o nell’altro di seguirmi nelle mie partite sin da piccolo. C’è anche un’altra persona che è stata importante per me che adesso non c’è più, un bambino. Si chiamava Gianluca e a lui un giorno ho fatto una promessa: sarei arrivato ad alti livelli e lo avrei portato in campo con me ad ogni singola partita. È lui che mi spinge a fare sempre di meglio perché era anche il suo sogno e quindi adesso il suo sogno ha rafforzato il mio”.