Palermo, a Marassi il recupero sta diventando un incubo
Il Palermo dovrebbe attivarsi per chiedere l’abolizione dei minuti di recupero a Marassi. Al di là delle battute o dei ragionamenti per assurdo resta una verità sostanziale: il segmento post-novantesimo delle sfide disputate a Genova sta diventando un vero e proprio incubo per i rosanero. Il gol al 94’ realizzato domenica da Bruno Fernandes, una rete costata due punti alla formazione di De Zerbi, non è un caso isolato. E’ il remake di un film già visto, una situazione che ha dei precedenti nel passato più o meno recente e che il Palermo ha sempre pagato a caro prezzo. Casi diversi ma con un denominatore comune: lo stadio “Luigi Ferraris”.
Nell’era Zamparini, i rosa iniziarono a sperimentare sulla propria pelle gli effetti negativi dei minuti di recupero di un match in terra genovese nel 2005. Per un presunto fallo di mano di Grosso, l’arbitro Rodomonti assegnò alla Sampdoria al 91’ un rigore (trasformato da Flachi) fatale per la compagine di Guidolin sconfitta con il punteggio di 1-0. Un penalty che scatenò le proteste degli addetti ai lavori rosanero e che, in quella circostanza, tarpò le ali della squadra proiettata verso un sogno chiamato Champions League.
Dilatare il recupero a Marassi suona come una condanna per il Palermo e il concetto vale anche se l’avversario è il Genoa. A distanza di anni, brucia ancora la ferita lasciata dal calcio di rigore trasformato da Kharja, autore del definitivo 2-2 nel match datato 24 marzo 2010. Il penalty, provocato da un’uscita bassa di Sirigu ai danni di Criscito, fu concesso addirittura al 96’ nel supplemento del recupero concesso dall’arbitro Valeri. Anche le sconfitte per 1-0 rimediate a Genova sponda rossoblù nel 2008/09 e 2010/11 hanno il sapore della beffa. I gol decisivi di Criscito e Floro Flores, pur non essendo arrivati durante i minuti di recupero, sono stati realizzati comunque nel finale. Diversi indizi sono più che sufficienti per formare una prova: a Marassi, il Palermo ha uno scarso feeling con la zona Cesarini.