Palermo a confronto: le differenze rispetto all’anno scorso
E’ proprio vero il detto “si stava bene quando si stava peggio”. Il Palermo del duo Zamparini-Baccaglini ha battuto qualsiasi record effettuando 14 cambi di panchina in due anni. L’anno scorso la squadra, a questo punto del campionato, aveva 13 punti in più rispetto ad oggi e stanziava tra il terzultimo e il quartultimo posto a pari merito col Carpi. Il Palermo dello scorso anno non aveva solo più punti, ma anche più allenatori: quasi esattamente un anno fa, infatti, iniziava la penultima avventura di Ballardini a Palermo, per la seconda volta in stagione (12 aprile del 2016), sesto allenatore della stagione.
A distanza di 365 giorni lo stesso presidente Zamparini, dopo averlo esonerato al termine della vittoria contro l’Hellas Verona, ha ricontattato il tecnico di Ravenna, che ha declinato per l’ennesima volta l’invito a un ritorno sulla panchina dei siciliani. Lo scorso anno c’erano anche numeri diversi: 29 gol realizzati e 54 subiti contro i 25 fatti e i 67 presi di questa stagione.
Anche in termini di spettatori il confronto con lo scorso anno è negativo: la gara con più spettatori è stata quella contro l’Hellas Verona (anche se una sorta di finale salvezza all’ultima giornata) con 33 mila spettatori, mentre quest’anno il confronto va effettuato con Palermo-Juventus seguita da 27 mila spettatori. Una nota positiva c’è, ed è Ilija Nestorovski che è stato il miglior marcatore rosanero degli ultimi due anni: esattamente un anno fa il miglior marcatore stagionale rosanero fu Gilardino con 9 gol. Il macedone ne ha già fatti 10.
Esattamente un anno fa c’erano senza dubbio meno giovani e più giocatori esperti: Sorrentino, Gilardino, Vazquez, ma anche chi è rimasto come Vitiello e Rispoli. Quel Palermo arrivava a 7 giornate dalla fine con 10 partite senza vittoria, mentre l’attuale Palermo ne ha collezionato “solo” 8. Infine, esattamente un anno fa, il Palermo aveva collezionato 10 punti in trasferta, tanto quanto ne ha raccolti sin qui in una questa stagione, dove il “Barbera” è stato più terra di razzia che di proprietà.