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Palermo – Venezia, Pippo Maniero racconta l’incredibile “travaso”

Il pulmino viaggiava da Pergine Valsugana, sede del ritiro del Venezia verso Longarone, sede del ritiro del Palermo. 119 chilometri di strada tra due località poco conosciute che quasi casualmente divennero teatro di quello che passò alla storia come il “travaso”, una delle operazioni di mercato più assurde e originali che il mondo del calcio ricordi. Era il 2002, agosto, faceva caldo e su quel pulmino c’erano 12 giocatori del Venezia che si apprestavano a indossare la maglia del Palermo con curiosità ma anche incredulità.

“L’atmosfera su quel pulmino era irreale, con svariati commenti che è meglio non riferire. Quando arrivammo a Longarone c’era un pulmino simile al nostro su cui salivano giocatori e uomini dello staff che non facevano più parte del progetto del nuovo Palermo targato Zamparini e Foschi”.

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Filippo Maniero, per i tifosi Pippo, racconta quell’esperienza più unica che rara. Su quel pulmino c’era pure lui. Per quattro anni era stato l’idolo dei tifosi lagunari, 116 partite e 54 gol. Era stato “scelto” per rinforzare il Palermo che aveva ambizioni di promozione, resterà in rosanero solo per una stagione (31 presenze, 13 gol) senza conquistare la promozione. Ricordi ancora vivi che ha accettato di raccontare a Stadionews, svelando anche qualche retroscena inedito. 

“Le voci sul travaso circolavano già – dice Pippo -. Ne ho discusso a lungo con il direttore Foschi per capire cosa sarebbe successo, gli dissi che questa operazione avrebbe avuto un senso se decisa prima, magari tra maggio e giugno, in piena estate invece era una cosa un po’ più complicata. Accettai la proposta ma un chiarimento con la nuova dirigenza andava fatto, ero un po’ perplesso perché non si sapeva che fine avrebbe fatto il Venezia a cui ero molto legato”.

L’esperienza a Palermo di Maniero è stata breve ma intensa. “Il nostro primo allenamento a Palermo si svolse davanti a circa 10 mila persone, una cosa per me incredibile visto che a Venezia eravamo abituati a meno della metà delle persone in occasione delle gare ufficiali. In campionato, come era prevedibile, non riuscimmo ad avere i risultati sperati, abbiamo avuto troppo alti e bassi anche se, grazie a buon finale di torneo, riuscimmo a sfiorare la promozione, sfumata con la sconfitta di Lecce all’ultima giornata di campionato”.

Quindici anni dopo, il centravanti riserva una carezza al suo ex presidente. “Zamparini è il presidente che qualsiasi giocatore vorrebbe avere, sotto tutti i punti di vista. Una persona perbene, anche se voi spesso lo vedete “sclerare” in tv con qualche giornalista. L’anno successivo andai, fu una scelta consensuale: era arrivato il tecnico Silvio Baldini, lui scelse Luca Toni che aveva il mio stesso ruolo e quindi non avendo la prospettiva di giocare con continuità decisi di accettare senza polemiche il trasferimento a Brescia. Essere professionisti, anche se a malincuore, ti porta ad accettare il fatto che puoi pure non piacere ad un allenatore”.

Pippo Maniero fu protagonista di un episodio buffo che riguarda uno dei suoi primi gol in maglia rosanero. Coppa Italia contro il Taranto, 25 Agosto 2002: Maniero fece gol… di culo, il rinvio del portiere avversario lo colpì sul fondo schiena e la palla si insaccò tra l’ilarità generale. “Sono cose che nel calcio succedono – sorride Maniero -, quando un attaccante va a pressare sul portiere avversario può capitare di deviare la palla con qualsiasi parte del corpo. Quel rinvio mi colpì nella parte… giusta, è stato sicuramente il più comico dei gol segnati in carriera”.

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