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Penalizzazioni in serie B, ecco la lunga cronistoria degli ultimi 12 anni

Il conto alla rovescia sta finendo. Il tempo per il Palermo per pagare stipendi ai tesserati e relativi contributi ed evitare la penalizzazione scadrà lunedì sera. Il rischio per la società rosanero è di entrare a breve nel poco lusinghiero “club” delle tante società penalizzate negli ultimi anni nel campionato cadetto (per non citare le miriadi di casi nelle serie minori).

Il dato a livello di sistema è eloquente: l’ultima stagione di Serie B in cui non si sono registrate penalizzazioni di alcun tipo è stata la 2005/2006, mentre da allora ogni campionato cadetto è stato costellato da sanzioni di varia natura e misura, ma spesso legate alle inadempienze amministrative e ai mancati pagamenti ai tesserati. Se si escludono le sanzioni relative a “Calciopoli” e i casi di illeciti, si va dai “punticini” alle varie Pescara, Triestina, Spezia (ma anche Avellino, Treviso, Ancona…) alle penalizzazioni a carico dell’Ascoli (tra il 2010 e il 2012), ma anche Juve Stabia e Modena e tante altre.

Nel corso degli anni, la Figc ha tentato di arginare il fenomeno aggravando le sanzioni relative alle inadempienze amministrative ed economiche: dalla stagione 2017/2018 infatti, in caso di mancato o ritardato pagamento da parte dei club professionistici degli emolumenti dovuti ai tesserati rispetto alle varie scadenze (che QUI Stadionews illustra in relazione alla stagione in corso), le pene sono stati inasprite da 1 a 2 punti in classifica.


I casi di penalizzazione però restano tanti e negli ultimi anni la stragrande maggioranza sono proprio per inadempienze o irregolarità Covisoc: Reggina, Bari e Siena (2013/14), passando per Varese e Brescia (2014-2015), Novara e Lanciano (2015/16) ma anche Benevento, Avellino, Latina, Pisa (2016/17) fino ad arrivare alle penalizzazioni del Bari nella scorsa stagione e del Foggia in quella attuale, anche se in quest’ultimo caso l’oggetto della sanzione non è di natura strettamente economica bensì relativa alle vicende giudiziarie della famiglia dei patron Sannella.

Limitandoci solo alla Serie B, il caso più noto degli ultimi anni è però quello del Bari 2013/2014. La AS Bari dei Matarrese era reduce da due stagioni all’insegna delle penalizzazioni tra inadempienze e anche il calcioscommesse (6 nel 2011-2012, 7 nel 2012-2013) e cominciò quel campionato già con tre punti di penalità (due per il mancato saldo degli stipendi della stagione precedente). La squadra subì poi un altro punto di penalizzazione, ma soprattutto andò incontro al fallimento “pilotato” nel marzo 2014 e al passaggio del titolo sportivo alla FC Bari 1908 di Paparesta, che permise alla squadra pugliese di salvare la categoria.

In quella Serie B 2013/14 ci fu però anche il caso del Siena, che in pochi mesi venne sanzionato ripetutamente per il mancato pagamento dei stipendi e contributi e varie irregolarità Covisoc: il totale fu di 8 punti di penalizzazione, che accumulatisi in maniera progressiva di volta in volta vanificarono i risultati della squadra toscana, impedendone l’accesso ai playoff (senza il -8 sarebbe arrivata terza) prima del fallimento in estate.

Curioso infine, a distanza di qualche anno, il caso del Brescia 2014/15, “graziato”… dalla vicenda Parma: il club lombardo, gravato da 6 punti di penalizzazione per inadempienze economiche e ceduto dallo storico patron Gino Corioni nel febbraio 2015, era infatti retrocesso in Lega Pro. La mancata iscrizione del Parma, ormai fallito, ne permise però il ripescaggio e l’inizio di un percorso che due anni e mezzo dopo avrebbe portato la proprietà, supportata da Banco di Brescia e Profida, a cedere il club a Massimo Cellino.

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