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Da picciriddu a uomo, Palermo applaude Dybala

I titoli dei quotidiani sportivi parlano del nuovo Messi e nei bar, in ufficio, nei social network non si parla d’altro: u’ picciriddu signò due gol neientepopodimenoche al Barcellona, spianando la strada all’accesso della Juventus alla semifinale di Champions League. E noi tifosi palermitani, mischineddi, siamo quasi orgogliosi del successo di Paulino Dybala e, pur se con qualche rimpianto, ripetiamo che lo abbiamo cresciuto noi, che si è formato nei campi verdi di Boccadifalco, che si è temprato correndo e sbagliando alla Favorita e che si è irrobustito sotto il sole di Mondello. Ancora rimpianti e ricordi ci confortano come una calda coperta, riscaldandoci un cuore sempre più freddo e apatico, a causa del gelo causato dal comportamento attuale della società e da quello molle e senza grinta mostrato dai giocatori in campo.

La memoria corre all’estate del 2012, alla turbolenta trattativa con l’Instituto (squadra argentina di Cordoba presso la quale Dybala militava fin da bambino) e alle dichiarazioni del presidente Zamparini : “Vedrete… Dybala sarà il nuovo Messi!”. Il campione fu scoperto da Luca Cattani, fidato osservatore del Palermo di allora, davanti a un capretto al forno. Narra quest’ultimo infatti, che durante una cena di lavoro, nell’agosto 2011, mentre lo stesso intavolava la trattativa per l’acquisto di Franco Vazquez, allora militante nel Belgrano, altra compagine di Cordoba, il presidente dell’Instituto pure invitato al banchetto parlò di un ragazzino fortissimo, ancora più di Vazquez che giocava nelle giovanili di quella squadra. Bastò fare vedere qualche video a Zamparini perché lui si innamorasse di quel ragazzino ancora gracile ma dal tocco elegante e con la caparbietà nello sguardo di un viso ancora imberbe.

Fu così che Dybala debuttò nel campionato italiano, nella seconda partita del girone d’andata (Lazio – Palermo persa dai rosanero 3 a 0), subentrando a Miccoli al 58esimo. Ma alla dodicesima giornata e proprio al Barbera, contro la Sampdoria, in un orario ostile ai nostri colori (le 12,30), Paulino segnò due bellissimi gol (i primi in serie A per lui) che fecero letteralmente esplodere il Barbera. Ricordo che fu proprio allora che tutti dagli spalti cominciammo a chiamarlo picciriddu, come a volere sottolineare la stima ma anche il senso di affetto e di protezione che assicuravamo a un campione così giovane.


Quella sua prima stagione nel campionato di serie A purtroppo si concluse con la retrocessione del Palermo in serie B ma nessuno si sognò mai di attribuire responsabilità a u’ picciriddu che tutto sommato aveva fatto bene quando era stato chiamato in gioco. In serie B segnò solo 5 gol (quasi tutti nel girone di ritorno, visto che nella prima parte della stagione fu a lungo infortunato) ma la concorrenza era spietata e Hernandez e Belotti sembravano più esperti ed affidabili. In ogni caso suo fu il gol contro il Novara che decretò la promozione del Palermo in serie A, con cinque giornate d’anticipo.

In serie A, nella sua terza e ultima stagione a Palermo realizzò ben 13 gol, tutti di rara bellezza. Eppure ricordo bene che c’era qualche tifoso, nemico della contentezza, che si lamentava del poco impegno dimostrato da Paulino in campo e c’era pure chi attribuiva questo suo presunto atteggiamento alle sirene milanesi e torinesi che avevano acceso già in corso di campionato (non rispettando i tifosi rosanero) una gara di trattative al rialzo. U’ picciriddu finì alla Juventus e Zamparini stavolta ci guadagnò qualcosa, a differenza delle incredibili cessioni di Toni, Cavani e Belotti, venduti per “un piatto di lenticchie”. Naturalmente, a fianco di calciatori forti non poté che migliorare, e addirittura esplodere, divenendo presto uno dei punti di forza della squadra detentrice dello scudetto da ben cinque stagioni.

Martedì tutti in Tv ad ammirarlo e a criticare Zamparini che non è riuscito a trattenerlo. Come al solito, in situazioni di depressione e insoddisfazione calcistica si perde un po’ il lume della ragione. Un campione del genere non può e non deve giocare nemmeno in una squadra di media classifica (o anche meno) e medi investimenti. E’ pura utopia pensare che in una città come Palermo, con pochissimi veri tifosi e nessuna forza economica realmente interessata, si potesse trattenere ancora un fuoriclasse come lui. Per questo non ci resta che annoverare u’ picciriddu fra i bellissimi ricordi di un Palermo che ci ha fatto gioire e sognare per 14 anni e il cui futuro oggi è incerto e nebuloso.

La speranza è che Paulino non si dimentichi mai della città che lo ha formato e che gli ha fornito il trampolino di lancio. E poi chissà, forse lo incontreremo sulla spiaggia di Mondello, col fisico ormai tornito e lo sguardo sempre intelligente e birichino, che ammira il nostro mare. Allora lo abbracceremo, ci congratuleremo e ci faremo un selfie con lui, il prossimo “pallone d’oro”, orgoglio anche palermitano, u’ picciriddu nostro.

 

8 thoughts on “Da picciriddu a uomo, Palermo applaude Dybala

  1. Nonostante il suo presente juventino, rimaniamo ancora affezionati a Paolino Dybala. Speriamo che almeno lui ogni tanto si ricordi delle sue “origini” palermitane e riservi un po’ di gratitudine (al contrario di qualcun altro) al popolo rosanero che lo ha adottato e coccolato sin da subito.

  2. U picciriddu ha fatto tanta strada in avanti, mentre il nostro Palermo ne ha fatta altrettanta all’indietro. Noi vecchi tifosi palermitani, giustamente, ci sentiamo orgogliosi dei progressi di Dybala e Zamparini, anche in questo caso, ha dimostrato che di pallone ne capisce tanto. Peccato che negli ultimi due anni ha mollato un pò tutto. Ma certo avrà avuto i suoi buoni motivi, e noi non gli possiamo fare i conti in tasca. Ma siamo certi che il nostro Palermo, anche senza di lui, troverà nuove fortune, per come si merita la città e la tifoseria.

  3. Le casualità non esistono…. un incontro illuminante….una passione comune…un feeling che si tinge di RosaNero !
    In questo momento di sconforto per noi tifosi..leggere Delia è pura poesia…Grazie !!!

  4. Una perfetta ricostruzione che intreccia la biografia di Dybala a un pezzo, per così dire, della biografia del Palermo: la parabola ascendente del campione in crescita viene a coincidere con la parabola discendente della squadra… ma sulla malinconia prevale l’ammirazione per “u picciriddu”, segno di una passione obiettiva e disinteressata, brava come sempre!

  5. Che bello articolo! Bravissima! Coinvolgi anche chi, come me, di calcio ne sa ben poco…. Mi piace questo ricordo misto di malinconia e, come sempre, di speranza!

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