Da Zamparini a Baccaglini, stili diversi per conquistare Palermo
Ormai il passaggio di consegne è dietro l’angolo: da Zamparini a Baccaglini, manca soltanto l’ufficialità (anche se il tutto è ormai ufficioso da almeno 24 ore) per poter “celebrare” la nuova proprietà del Palermo. Cambia l’uomo al comando, ma anche il linguaggio comunicativo nei confronti dei tifosi e dei media. Si perché non si può negare che Paul Baccaglini, finora, è stato bravo a rompere gli schemi: a livello dialettico l’ex iena è da 10 in pagella. Misurato, disponibile, garbato, anche autoironico: un clichè ben diverso da quello di Zamparini, che comunque negli anni a Palermo – ma anche nelle trasmissioni sportive nazionali – è stato bravo a prendersi il centro dell’attenzione. Con pochi freni inibitori, senza curarsi del “politicamente corretto”. Diceva quello che pensava, a costo di contraddirsi dopo poco tempo.
Appena ufficializzato l’acquisto del Palermo dalle mani di Franco Sensi, infatti, Zamparini ammise che aveva bisogno del calcio per la visibilità che offre. Da Venezia fino alla profonda Sicilia, spinto dalla verve imprenditoriale ma anche dalla indiscutibile vocazione di… attore protagonista. Nei primi tempi anche lui, come Baccaglini, era onnipresente, lo si vedeva in ogni singola televisione e lo si poteva leggere in quasi tutti i giornali a tinte rosanero. Una voglia irrefrenabile di far parlare di sé, la voglia di stare sempre in copertina con una continua ricerca di visibilità e comunicazione. Rispondeva a tutti, tv nazionali e radio localissime, giornalisti di grido o semplici tifosi che si “spacciavano” per giornalisti.
Un egocentrismo che ha marchiato a fuoco i quattordici anni di Zamparini a Palermo. E forse la fama di “mangia allenatori” lo ha inconsciamente aiutato in questa sua scalata in cima alle prime pagine, anche se adesso col senno di poi non è stato certamente il modo migliore per essere sulla bocca di tutti. Così come l’esser stato presente al Barbera con il contagocce, rifiutandosi (per troppa emozione, diceva lui) di guardare le partite dei rosanero e preferendo girare per le vie di Palermo durante le partite, a differenza di Baccaglini che da quando è presidente rosanero ha sempre risposto presente ad ogni match casalingo.
Un po’ come l’imprenditore di Vergiate, Paul Baccaglini sta iniziando a guadagnare la fiducia dei tifosi partendo dal basso e conquistandoli con la dialettica. A parole nulla da dire, finora nessuna frase fuori posto e anzi alcuni piccoli colpi di teatro (vedi l’800A durante l’intervista al Giornale di Sicilia oppure il saltellare coi tifosi al grido “C’è solo un presidente”) che stanno conquistando anche i più scettici.
Adesso il passo più grande dovrà compierlo Baccaglini, consapevole che per i palermitani può diventare un nuovo Re Mida come lo è stato Zamparini negli anni migliori. Lo stile e anche la carta d’identità giocano a favore dell’ex iena: idee innovative ed una squadra competitiva sono le basi per ripartire. Good Luck Paul, Palermo aspetta le prossime mosse.