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Repubblica – “Palermo, è rebus sugli abbonamenti”

FOTO PEPE / PUGLIA

Ieri la Lega Pro ha definito i calendari per la prossima stagione di Serie C, ma ora bisognerà capire in quanti potranno entrare allo stadio e con quali modalità. Questo il tema nell’articolo di Valerio Tripi su Repubblica. Servirà un biglietto o ci sarà un abbonamento?

Tutto dipenderà dai contagi e da come progrediranno anche se programmare una campagna abbonamenti potrebbe dare respiro economico a molte squadre mentre vendere i singoli biglietti renderebbe il tutto più complicato, visto che le entrate dipenderebbero dagli “umori” degli spettatori.

A Palermo con l’obbligo di Green Pass gli ultras hanno deciso di non entrare; a Catania tengono banco ben altri problemi ma la campagna abbonamenti dovrebbe esserci; a Messina invece la programmazione è ancora un po’ claudicante: nessuna amichevole ancora disputata e il rischio che si giochi le prime gare a porte chiuse. Per questo i giallorossi valutano se iniziare o meno una campagna.

In zona bianca comunque gli stadi saranno aperti al 50% con Green Pass e obbligo di distanziamento, in zona gialla si scenderà fino al 25%. Il club rosanero riflette sulla campagna abbonamenti ma molto dipenderà dalla pandemia: la società infatti vorrebbe evitare cambi di scenario con conseguenti rimborsi da emettere e problematiche da risolvere.

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5 thoughts on “Repubblica – “Palermo, è rebus sugli abbonamenti”

  1. Con queste incertezze, meglio iniziare con i biglietti. Una eventuale campagna abbonamenti potrebbe partire (se la Sicilia sarà zone bianca) a partire da Ottobre.

  2. In alternativa, si potrebbero fare abbonamenti per il 50% dello stadio con l’avvertenza che se la capienza scendesse al 25% una partita la potrebbero vedere gli abbonati con numero dispari e la successiva quelli con numero pari …

  3. più logico il 25% come abbinamenti e 25% come biglietti da vendere per ogni partita – per chi ha il green pass (cioè la certificazione che ha fatto il vaccino o il tampone negativo 2 giorni prima della partita) . Considerando che alla fine il green pass non è altro che una certificazione (una app che viene scaricata in automatico) che certifica che uno non è contagiato e che quindi non può contagiare gli altri, credo che alcune posizioni di una parte della tifoseria rientrano non nella sfera di calcio a difesa di posizioni politico-partitiche (non è neanche politica) che nulla hanno a che fare con il calcio – in ogni caso con 50% di tifosi in meno sarà più difficile notare la mancanza

    1. Chi ha il green pass non è contagiato e quindi non può contagiare gli altri!?
      Francamente ho più fiducia avere vicino(sempre ristettando la distanza di sicurezza) una persona con il tampone negativo fatto entro nelle 48 precedenti, che una con il green pass.

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