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Da Sirigu a Miccoli, com’era bello lo “storico” Palermo di Delio Rossi

Delio Rossi è stato l’artefice del Palermo “più bello” di sempre. Il suo ritorno sulla panchina dei rosanero ha fatto sobbalzare nella mente i ricordi di una squadra che giocava un calcio spumeggiante, formata da giocatori fenomenali, che ha sfiorato la qualificazione in Champions League e la vittoria della Coppa Italia.

PALERMO E ARKUS FIRMANO L’ACCORDO PER IL CLOSING / UFFICIALE

Il debutto di Rossi sulla panchina del Palermo è datato 26 novembre 2009, nel quarto turno di Coppa Italia contro la Reggina; la partita finisce 4 – 1 per i rosa con doppietta di Budan, gol di Miccoli su rigore e Cavani. Da quel momento, per tutta la stagione, la formazione schierata dall’allenatore classe 1960 diventa una “litania” entrata nella storia: Sirigu tra i pali; Cassani, Kjaer, Bovo, Balzaretti compongono la linea difensiva; Migliaccio e Nocerino le mezzali con Liverani a inventare gioco in mezzo al campo; un giovanissimo Pastore libero di svariare sulle trequarti per “dipingere” calcio e CavaniMiccoli come coppia d’attacco.


Rossi subentra a Zenga e trasforma la squadra, che gioca un calcio basato sulle verticalizzazioni di Liverani, sulla qualità di Pastore, sulla classe di Miccoli e sulla corsa di un Cavani ancora non esploso del tutto. Cassani e Balzaretti sono due stantuffi inesauribili, Nocerino e Migliaccio corrono per quattro senza dimenticare l’incursione in zona offensiva, Kjaer e Bovo sono centrali affidabili e Sirigu è un’autentica invenzione del tecnico nato a Rimini. Così il Palermo comincia a scalare la classifica, macina risultati importanti soprattutto al “Barbera” che diventa un fortino inespugnabile. Se proprio bisogna trovare un difetto a quella squadra è proprio il “mal di trasferta”; fuori casa, infatti, il Palermo di Rossi fa un po’ di fatica, anche se non mancano le vittorie di lusso come contro il Milan e la Juventus.

La stagione 2009/10 termina con un quinto posto per il Palermo e vari record: l’imbattibilità casalinga, più punti in Serie A (65), più gol segnati in una stagione, le sole 9 sconfitte e le 18 vittorie totali. La partita con la Sampdoria, spareggio Champions, è l’unico rimpianto: chi non ricorda Miccoli che calcia il rigore del pareggio con il crociato rotto o Budan che si “mangia” il gol del vantaggio?

La stagione successiva è più travagliata, c’è anche l’Europa League e la rosa è corta per giocare tre competizioni. Cavani viene venduto al Napoli senza troppi rimpianti (anche se dopo sarebbe diventato uno degli attaccanti più forti d’Europa), anche Kjaer lascia la squadra, ma arriva un calciatore sloveno dal Maribor con il sinistro fatato e il passo dinoccolato che diventa croce e delizia per gli appassionati di calcio: Josip Ilicic. Rossi si inventa un 4-3-2-1 con Miccoli “falso nueve” (erano i primi anni di Messi in quella posizione) o con Hernandez dal primo minuto, con Pastore e Ilicic liberi di svariare. Il “cervello” della squadra Liverani comincia ad accusare i segni della vecchiaia, il Palermo ha un rendimento altalenante ma i rosanero non smettono mai di lottare.

Il campionato, dopo qualche brutta figura (come la sconfitta in casa contro l’Udinese per 0 – 7), l’esonero e il ritorno di Rossi, si conclude con l’ottavo posto grazie ai 56 punti ottenuti; da segnalare che i rosa sono la seconda peggior difesa del campionato, dietro al Lecce. In quella stagione, però, arriva l’occasione della vita: la finale di Coppa Italia che manca da 32 anni. Di quella partita è inutile continuare a scrivere, è stato raccontato tutto.

Rimangono le lacrime dei giocatori e di Delio Rossi, emozionati davanti ai 40 mila tifosi rosanero andati a Roma per sostenere il Palermo. È l’ultima gara di uno dei tecnici più amati della storia rosanero. Il 27 aprile 2019, contro il Livorno, inizierà un nuovo capitolo e chissà che fra quattro – cinque anni non saremo qui a scrivere dell’impresa di Delio Rossi chiamata Serie A.

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