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Stadi, problemi non solo a Palermo. Da Roma a Milano: avanti pianissimo

Complicarsi la vita è un’arte e in Italia sappiamo farlo benissimo. Il problema della gestione degli impianti sportivi è nazionale e ‘investe’ in modo particolare il calcio, sport più praticato e redditizio. I club vanno infatti a scontrarsi con una burocrazia infinita, piena di passaggi intricati, che spesso disincentiva gli investimenti dei privati per ristrutturazioni o costruzioni da zero. I progetti vanno avanti a passo di lumaca e spesso rimangono soltanto progetti.

A Palermo si sono registrati piccoli passi avanti per quanto riguarda lo stadio “Renzo Barbera”. La società rosanero si è sobbarcata dei lavori di massima urgenza (rifacimento di bagni e ascensori, impermeabilizzazione di diverse aree, caduta di calcinacci…) la cui somma viene scomputata dal canone annuo. L’amministrazione comunale, per bocca del sindaco Lagalla e dell’assessore Anello, si è detta aperta alla concessione trentennale dell’impianto, ‘passando’ di fatto la palla al Palermo.

Amministrazione comunale e club stanno interloquendo per ridiscutere il canone annuo, che va rivisto per gli ultimi due anni della convenzione in essere (scade nel 2026). Poi si aprono diverse strade: il Palermo si fa avanti e chiede la concessione trentennale del “Barbera”; Palermo e Comune nel 2026 si siedono a un tavolo per una nuova convenzione; stadio nuovo (ipotesi alquanto remota e complicata).


L’iter burocratico che bisogna affrontare per aprire i cantieri degli stadi in Italia è lungo e laborioso. Il riferimento normativo è la “Legge stadi” del 27 dicembre 2013 (aggiornata e ‘rivista’ negli anni successivi), che indica principalmente otto passaggi: lo studio di fattibilità; la conferenza dei servizi preliminare; la dichiarazione di pubblico interesse; la presentazione del progetto definitivo; la conferenza dei servizi decisoria; la dichiarazione di pubblica utilità; il bando di gara e la firma sulla convenzione.

Un ginepraio dal quale è difficile divincolarsi. Il problema non è tanto il numero di passaggi ma la tempistica tra l’uno e l’altro: la burocrazia è lenta e macchinosa e di mezzo c’è anche la politica. Ma come procede nelle principali città italiane?

Roma

La famiglia Friedkin, proprietaria della Roma dal 2020, è stata rapidissima e il 3 ottobre 2022 ha presentato uno studio di fattibilità per la realizzazione di un nuovo stadio in un’area di proprietà del Comune, in località Pietralata. A inizio febbraio si è chiuso con successo il dibattito pubblico, così il club giallorosso sta accelerando sul progetto definitivo.

La Lazio, invece, per bocca del patron Lotito è interessata allo stadio Flaminio, abbandonato dal 2011. La vicenda però è complicata da un vincolo di tutela del Ministero della Cultura. In merito si è espresso recentemente il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri: “Sono contento di aver ascoltato Lotito. Lo dico con grande chiarezza: sulla dimensione politica del recupero del Flaminio siamo d’accordissimo. Quando il progetto sarà presentato l’amministrazione lo valuterà con la massima apertura e disponibilità, considerando gli aspetti tecnici”.

Milano

Il Milan ha compiuto un significativo passo avanti verso la realizzazione del suo nuovo stadio a San Donato Milanese, con l’acquisizione dei terreni nell’area di San Francesco. La società rossonera ha presentato ufficialmente lo studio di fattibilità, iniziando quindi l’iter per il ‘trasloco’ da San Siro. Siamo soltanto alle fasi embrionali.

Dopo il fallimento del progetto della “Cattedrale”, l’Inter sta continuando a portare avanti il piano per costruire il nuovo stadio a Rozzano. I nerazzurri hanno avviato l’iter progettuale con l’acquisizione del diritto di esclusiva sull’area. Entro la fine di aprile 2024, dopo i sondaggi e la raccolta delle opinioni dei tifosi, verrà presentato lo studio di fattibilità.

Firenze

Nonostante la volontà del patron Commisso – che voleva un impianto nuovo – si è scelto di ammodernare il “Franchi”. Il Comune ha quindi indetto un concorso internazionale finalizzato alla ricerca della migliore proposta progettuale di alta qualità per la conservazione e la riqualificazione dello stadio. È stato quindi ufficialmente aggiudicato l’intervento: a vincere la gara il raggruppamento temporaneo di imprese che vede come capofila Cobar e Sac (la prima di Bari, la seconda romana). L’importo netto dei lavori – che dovrebbero iniziare nel 2024 – ammonta a 90 milioni di euro.

Napoli

Dopo l’investimento pubblico che ha riguardato il restyling della tribuna autorità e le aree hospitality, è stato raggiunto un’accordo tra il Comune di Napoli e il patron De Laurentiis sui lavori che riguardano l’eliminazione della pista d’atletica per avvicinare gli spalti al campo di gioco. Al momento, però, è tutto fermo, tant’è che ADL, in una recente conferenza stampa, ha dichiarato: “Entro 120 giorni devo avere lo stadio di Napoli, oppure vado a costruirlo da un’altra parte, magari ad Afragola“.

Bologna

Il Bologna sta per concludere la conferenza dei servizi per il restyling dello stadio “Dall’Ara”. Nel 2024 inizierà la costruzione di “Fico Arena”, una struttura temporanea in cui la squadra giocherà nelle stagioni 2025/26 e 2026/27, prima di fare ritorno in un impianto completamente ristrutturato nel 2027, centenario della nascita del “Dall’Ara”.

Bergamo

Nel 2017 la proprietà dell’attuale Gewiss Stadium è passata dal Comune di Bergamo all’Atalanta. Il 5 giugno 2023 sono ufficialmente iniziati i lavori della terza fase di riqualificazione che porteranno alla ricostruzione della Curva Sud Morosini. La consegna della nuova curva, che completerà uno stadio totalmente rinnovato da 25mila spettatori, è prevista per l’inizio della stagione 2024/25.

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