Torino, Mihajlovic: “Benassi e Baselli devono crescere, Belotti…”
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Sinisa Mihajlovic si racconta senza peli sulla lingua in un’intervista al Corriere dello Sport. Dai primi anni in Jugoslavia con la guerra alle porte, fino alla vita scolastica e il sogno di diventare calciatore senza mai giocare veramente a calcio. Un suo amico in guerra gli distrusse la casa, ma lo perdonò, iniziò a giocare nella Nazionale della Croazia con gli scarpini da rugby di un amico, poi passò alla Stella Rossa, e da lì alla Roma e al calcio italiano che ne formò un buon allenatore. “I migliori allenatori? All’inizio Petrovic, poi Boskov che mi fece approdare in Italia e, infine, Eriksson e Mancini. Con Mourinho abbiamo avuto vari scontri”. Con il Milan ci fu un problema di leadership: “Loro volevano un allenatore di personalità e presero me, ma se prendi Mihajlovic sai a cosa vai incontro e che ti puoi confontare, dire le tue idee, ma alla fine decido sempre io”. “Con Cairo mi trovo bene. Lui è uno molto ambizioso, a me piace. Non mi andava di venire a Torino e pensare di salvarmi, io sono ambizioso. E ho trovato in Cairo quello che speravo, ci siamo trovati subito, ci siamo piaciuti subito per la voglia di fare, per quello che avevamo in testa”.
“Benassi e Baselli sono sicuramente due giocatori che sposano bene quantità e qualità. Devono migliorare naturalmente nella fase difensiva, tutti e due. Baselli si sapeva che aveva grandi qualità, però era sempre molto moscio, ci ho parlato mille volte poi l’ho fatto uscire anche all’esterno incazzandomi. Adesso ha cominciato a capire e sta migliorando dal punto di vista della personalità, è un ragazzo sveglio. Devono molto crescere, sono tutti e due giovani, ma fanno bene tutte e due le fasi, di possesso e non. Sicuramente sono due giocatori che possono giocare tranquillamente in Nazionale e possono essere la base del futuro centrocampo, perché hanno tutte le carte in regola per farlo”. E su Belotti: “Belotti è forte perché ha fame. Ed è migliorato tantissimo. E’ uno che non si risparmia mai, neanche in allenamento. E lui sa che deve ancora crescere. Ma la cosa fondamentale è che lui non deve perdere l’umiltà e la cattiveria che ha. Ho avuto la fortuna di conoscere anche i genitori. Persone umili. A fine anno, se continua così, sarà a tutti gli effetti il miglior attaccante in Italia”.