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Totti, classe e magia di un Capitano vero

Roma, la Roma, il calcio italiano non saranno più gli stessi. Dal 29 maggio ci sarà un vuoto. Perché l’addio di Francesco Totti inevitabilmente cambia tutto, si perde quel tocco di romanticismo, di appartenenza, di magia. Cercare quella maglia giallorossa numero 10 era ed è un gesto automatico, spontaneo, assolutamente naturale. La vedi, la tranquillità e la sicurezza ti assalgono: sai che in campo, a prescindere dal risultato finale, vedrai uno spettacolo.

Sì, vedere Totti giocare è uno spettacolo. E da lunedì non sarà più possibile farlo, o almeno non negli stadi del nostro paese. Il Capitano ha deciso di staccarsi dal suo unico grande amore, quella Roma compagna inseparabile della sua carriera e per la quale ha sacrificato ingaggi ancora più milionari e trofei di tutti i generi. Ma giocare e onorare la maglia che si ama è un qualcosa di speciale che va oltre tutto. Totti quella maglia se l’è tatuata addosso, sulla pelle, e come tale non potrà mai separarsene.  Quel lontano 28 marzo 1993 ci ha regalato un campione unico nel suo genere, geniale in campo ma anche sregolato in qualche suo gesto (vedi lo sputo a Poulsen o il calcio a Balotelli in finale di Coppa Italia), divertente fuori. Una comicità innata che gli apre le porte anche dello show business.

Totti ha scelto la Roma e non ha sbagliato. Non ha mai vinto la Champions League o l’Europa League, ma le soddisfazioni se l’è tolte ugualmente. Uno scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, la Coppa del Mondo del 2006,l’Europeo Under2 1 e Scarpa d’Oro: la bacheca del Capitano è ricca e di sicuro lo poteva essere di più. Il suo talento non è umano e lo accomuna a chi di questo sport ha fatto la storia. Totti rientra di diritto nell’Olimpo dei super campioni calcistici, senza alcun dubbio. Un titolo che merita, anche in virtù di perle assolute, di gol, dalla bellezza accecante.


Il cucchiaio per far sedere Van Der Sar nella semifinale europea contro l’Olanda nel 2000, i cucchiai in movimento contro Empoli e Inter, l’esterno sinistro al volo contro la Sampdoria, i gol pesanti e le esultanza con messaggio durante i derby. “Mo je faccio er cucchiaio” o “Vi ho purgato ancora”, Totti è anche questo. Esuberanza e consapevolezza della sua strapotenza tecnica, un gradino (se non di più) sopra a tutti gli altri. Anche a 40 anni la sua visione di gioco è sopraffina, vede linee di passaggio che gli altri nemmeno sognano di trovare.

Totti è tutto, classe immensa e personaggio mediatico. Sa far ridere e anche piangere dall’emozione, come dopo la doppietta dell’anno scorso contro il Torino. Totti è stato capace di avere ai propri piedi mezza Capitale, che lo ha incoronato Re senza troppi indugi. Totti è colui che prende applausi e complimenti dagli avversari,  anche dai nemici di una vita. Perché se ami il calcio, ami anche Totti. Non c’è via di scampo, la fede calcistica non può essere un alibi.

Il suo addio alla Roma rimbomba ancora e forse ancora nessuno ha veramente realizzato quanto sta per succedere. Il calcio italiano sta per perdere un altro campione che ne ha fatto la storia, così, quasi senza accorgersene. Domani l’Olimpico sarà tutto per lui ed è giusto così. E da lunedì in campo ci mancheranno i suoi tocchi, le sue invenzioni, i suoi scherzi in panchina, il boato del pubblico che accompagna la sua entrata in campo. Di Totti mancherà un po’ tutto, ma il tempo non si può combattere. Ci si può solamente convivere e “fare spallucce”. Solo il tempo ha potuto allontanare due innamorati. Ma quello tra Totti e la Roma sarà comunque un connubio inseparabile. E ci sarà sempre un solo Capitano.

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