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Trappola Carpi: Hiljemark illude, nel finale Djurdjevic salva i rosanero

Un pareggio, di solito, pone la questione del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Analizzando il 2-2 maturato contro il Carpi al “Barbera” nella terza giornata di campionato dovrebbe prevalere la prima prospettiva. E’ vero che il Palermo ha fallito l’appuntamento con i tre punti contro una matricola ma è altrettanto vero che, per il modo in cui si era messa la gara, con i rosanero sotto di un gol, avere ripreso per i “capelli” nel finale una partita che sembrava persa è un aspetto comunque positivo. Di positivo, però, c’è soprattutto il risultato perché la prestazione fornita dagli uomini di Iachini non è stata soddisfacente. Dopo un ottimo quarto d’ora iniziale, impreziosito dal vantaggio costruito sull’asse svedese Quaison-Hiljemark, la squadra ha perso progressivamente le distanze e, insistendo con le imbucate centrali piuttosto che privilegiare il gioco sugli esterni per sorprendere una difesa chiusa come quella emiliana, ha perso incisività diventando prevedibile. I rosa si sono disuniti e hanno sbagliato le letture difensive ogni volta che gli ospiti ripartivano sfruttando la velocità degli attaccanti Matos e Mbakogu. Fatale, ad esempio, la sbavatura di Gonzalez che, nel primo tempo, ha consentito all’ex attaccante della Primavera rosanero di alimentare sulla fascia l’azione culminata con la sfortunata autorete di Vitiello. Il difensore costaricano, tornato in sede da pochi giorni dopo gli impegni con la Nazionale, ha delle responsabilità anche nella ripresa in occasione del raddoppio dei biancorossi. La firma è quella di Borriello che, al primo pallone toccato dopo il suo ingresso in campo, ha dettato il passaggio a Matos superando Sorrentino con un tocco di sinistro da centravanti di razza. Ad allontanare i fantasmi della sconfitta, però, ci ha pensato a due minuti dalla fine Djurdjevic, il bomber di scorta subentrato al 62′ a Gilardino. I riflettori erano puntati in particolare sull’attaccante di Biella, protagonista di una prova sufficiente ma ancora in ritardo di condizione, e invece in copertina va il suo alter ego. Il serbo, all’esordio con la maglia del Palermo, è partito dalla panchina ma quando è stato gettato nella mischia da Iachini ha risposto subito “presente” con il gol del definitivo 2-2 realizzato di testa su un cross di Lazaar.
Il tema tattico della gara era prevedibile già alla vigilia. Contro un Carpi compatto, pronto a chiudere ogni varco, era lecito aspettarsi da Iachini qualche variazione al solito copione. E il tecnico rosanero ha confermato questa “previsione” proponendo Quaison nel ruolo di mezzala sinistra nell’ambito del collaudato 3-5-1-1, privo in questo caso dell’indisponibile Rigoni. Un modulo flessibile, quello dei rosa, dato che con i suoi movimenti Quaison era chiamato a fare l’elastico tra la linea mediana e il fronte offensivo cambiando, di fatto, la natura del sistema di gioco. La mossa si è rivelata azzeccata perché il gol di Hiljemark, a segno in occasione del suo debutto da titolare, è stato propiziato proprio da un’accelerazione sull’out sinistro del numero 21 rosanero. Il gol, arrivato dopo appena sei minuti, avrebbe potuto creare le premesse per una gara in discesa e invece, con una grossa fetta di gara ancora da giocare, ha illuso i padroni di casa. In serie A le insidie sono dietro l’angolo e basta una distrazione per rimettere tutto in discussione. Quando pensi che sia tutto facile, in pratica, la strada diventa improvvisamente in salita. Il Palermo, infatti, dopo l’1-0 pensava inconsciamente di avere la partita in pugno ma non aveva fatto i conti con le velleità di rimonta di un Carpi mai domo. Una squadra che aveva mostrato segnali di crescita sia contro l’Inter che in amichevole contro gli ucraini dello Shakhtar e che oggi ha confermato i progressi, sul piano del gioco e della personalità.

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