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Vanello a SN: “Manca l’attaccamento alla città, ma la B non è una tragedia”

Una retrocessione è un dramma sportivo difficile da digerire, soprattutto per un ambiente come quello palermitano passionale che ama la squadra della propria città in maniera viscerale. A differenza della retrocessione del 2013, inaspettata visti gli elementi di qualità presenti in rosa, la retrocessione di quest’anno del Palermo è diversa. La squadra è apparsa inadeguata per affrontare la Serie A già dalla preparazione estiva, ed i risultati hanno confermato tutto ciò.

Sfogliando l’album dei ricordi, prima dell’era Zamparini l’ultima retrocessione dalla A alla B risale alla stagione 1972-73: quel Palermo – con a capo il presidentissimo Renzo Barbera – venne allenato da Umberto Pinardi prima, e Alvaro Biagini poi ed in rosa poteva contare su giocatori come Girardi, Favalli, Landini, Viganò, Troia e Arcoleo. Capitano di quella formazione era Sandro Vanello, in rosa dal 1970 al 1975, che abbiamo chiamato in causa per cercare delle analogie tra quella retrocessione e quella di quest’anno.

palermo_1972-1973“Premetto che i tempi sono tanto cambiati – esordisce Vanello – quella era una squadra che si identificava con la città e che aveva una base di giocatori come Girardi, Troia, Favalli e Arcoleo che da diversi anni si trovavano a Palermo e che si erano perfettamente integrati nell’ambiente, creando una sinergia e un attaccamento con l’ambiente incredibile. Tutto ciò è mancato alla squadra di quest’anno, anche se poi subentrano altre componenti che comprende anche il valore degli avversari”.


Vanello non drammatizza sulla retrocessione: “Andare in B non è una tragedia, anzi alle volte può fare anche bene. Potrebbe essere in pratica una specie di catarsi, piuttosto che trascinarsi per anni male in Serie A. Scendere di categoria serve per “rinfrescare” l’aria, tenendo i giocatori che intendono sposare il progetto e ripartire con uno slancio nuovo e positivo, trasmettendo nuovo entusiasmo alla città”.

“Ricordate che noi dopo quella retrocessione l’anno successivo arrivammo settimi in Serie B, ma disputammo una strepitosa Coppa Italia raggiungendo la famosa finale di Roma contro il Bologna – prosegue Vanello -. Questo dimostra che fare un passo indietro e “resettare” tutto può fare non bene, benissimo. La chiave per ripartire, però, deve essere quella di liberarsi di quei giocatori che prendono solo lo stipendio e non fanno parte del sistema e della città. Per conquistare Palermo e i suoi tifosi basta poco”.

Vanello rivela la ricetta giusta per trovare la giusta sinergia con la città, ma bacchetta anche i giocatori di oggi che non hanno il giusto attaccamento alla maglia: “La differenza tra noi vecchie glorie e questi giocatori che hanno vestito la maglia del Palermo negli ultimissimi anni sta nel fatto che non si sono mai integrati con la città. Ancora oggi noi abbiamo dei legami a Palermo, torniamo spesso visto che abbiamo lasciato il cuore e degli amici. I giocatori di adesso, invece, a parte qualche eccezione, non avranno più motivo per ritornare”.

2 thoughts on “Vanello a SN: “Manca l’attaccamento alla città, ma la B non è una tragedia”

  1. E’ vero ma quando una società come la nostra è una succursale di un supermercato cosa vogliamo ??
    I giocatori vengono a Palermo perchè sanno il più delle volte dopo poche mesi vengono ceduti e quindi sono di passaggio. Non si cerca più una spina dorsale che duri negli anni inserendo gradualmente vari giovani.

  2. La gestione scellerata di questo innominabile e non appestato come lui stesso dice è il male di questa squadra ed il disamore da parte del popolo rosanero.

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