​​

Venezia, Niederauer: “E se un giocatore è positivo dopo la ripresa, che succede?”

Il presidente del Venezia, Duncan Niederauer, ha pubblicato una lettera aperta con una serie di interrogativi sulla ripresa del campionato, tra cui la necessità di fissare con precisione i protocolli di garanzia e sanitari.

IL COMUNICATO

Tutti vorrebbero poter tornare a calcare presto i campi da gioco, ma purtroppo le indicazioni che riceviamo da parte del governo e dei funzionari sanitari, in Italia e in altri paesi, non ci permettono di essere ottimisti. Dobbiamo ricordarci che il problema che il calcio si trova a fronteggiare ha una portata che va oltre i confini italiani e probabilmente oltre anche quelli europei.

Sono molte le domande che mi sto ponendo in questo periodo e che vorrei condividere con voi.


Se la stagione ripartirà, come molti auspicano, quali saranno i protocolli messi in atto? Che cosa dovremo fare per “ri-aprire” centri sportivi e stadi e garantire la tutela dei giocatori e del personale dei club? Ma soprattutto, vogliamo davvero provare ad avere 100 squadre che riprendono ad allenarsi per poi giocare di nuovo nell’arco poche settimane? Per quale scopo?

E se anche a un solo giocatore venisse diagnosticato il Covid-19 dopo aver riavviato la stagione, cosa succederebbe? Probabilmente diverse squadre dovrebbero essere messe in quarantena, e poi? La  stagione sarebbe di nuovo sospesa?

Inoltre, se dovessimo giocare oltre la fine di giugno, come si pensa di gestire i rapporti contrattuali con i giocatori, in particolar modo con  quelli in scadenza il 30 giugno?

Ci sono un centinaio squadre nelle prime tre leghe italiane, e la maggior parte dei club non ha idea di come pianificare il proprio futuro a breve termine. Abbiamo pochissime informazioni su come verrà gestito il resto di questa stagione, e nessuna informazione sulla prossima. Tutto quello di cui abbiamo sentito parlare riguarda protocolli per cercare di gestire la situazione attuale, protocolli che generano dei costi pesanti che si riverseranno inevitabilmente sui club. Potremmo sostenere questi costi? Per non parlare dei ricavi che si sono fermati ormai più di un mese fa.

Ho letto che per alcune squadre che provengono dalle aree maggiormente colpite dal virus, tra cui rientra la nostra, è stato proposto di giocare in un’altra parte del paese. Senza tifosi, e anche lontano da casa, questo non mi sembra giusto.

Ci troviamo a fronteggiare una situazione insolita e senza precedenti. Non esiste una risposta perfetta o facile, e indipendentemente dalla decisione che verrà presa, molte persone rimarranno deluse. Oggi come non mai però dobbiamo tutti collaborare per trovare la soluzione migliore e, cosa ancora più importante, lavorare insieme per sconfiggere la diffusione del virus e proteggere a lungo termine gli interessi del calcio in Italia.

Vorrei soffermarmi ora sull’ipotesi che riprendano i campionati. I club di Serie A potrebbero avere la capacità di gestire questa situazione, ma immagino che non sarebbe così per gli 80 club delle altre leghe.

Forse allora dovremmo concentrarci sul tentativo di permettere alla Serie A di terminare il proprio campionato, e per questa stagione pianificare di non giocare negli altri campionati.

E se arrivati a questo punto si decidesse di cancellare il resto della stagione sportiva negli altri campionati, saremmo ancora in grado di trovare una soluzione che soddisfi la maggior parte dei club?

Io credo di si. Se diamo per certo il fatto che la Serie avrà 20 club la prossima stagione, le azioni che la lega maggiore adotterà, aiuteranno di conseguenza la serie B e la Serie C a decidere su come procedere.

Credo che qualora Federazione, governo e sanitari fossero d’accordo, la Serie A dovrebbe cercare di terminare la stagione. Se invece ciò non fosse possibile, non dovrebbero esserci retrocessioni. Di conseguenza, senza retrocessioni, non ci sarebbero nemmeno promozioni o retrocessioni in Serie B.

In questo scenario, ovviamente i club di Serie B che erano ben posizionati per essere promossi esprimeranno frustrazione, ma si potrebbero adottare delle misure di “risarcimento” che potrebbero rendere la situazione più accettabile.

La prima cosa che si potrebbe fare è trasferire i punti conquistati da ogni club in questa stagione, nella prossima. Ciò darebbe la possibilità ai club che erano davanti in questa stagione di ripartire nella prossima stagione da una posizione avvantaggiata.

Inoltre, i club di Serie A in zona retrocessione potrebbero condividere parte dei loro ricavi 2020-21 con i club che erano i più vicini a raggiungere la promozione in Serie B. Il paracadute che normalmente andrebbe ai club retrocessi in questo caso sarebbe destinato ai club che non sono stati promossi.

È chiaro che questa negoziazione per avere successo dovrebbe essere mediata dalla Federazione in modo da evitare gli innumerevoli ricorsi legali che minaccerebbero la regolarità della prossima stagione. In questa ipotesi avremmo tempo fino al 1 luglio per trovare una soluzione, potremmo avere un normale (anche se virtuale) mercato di trasferimento, potremmo  iniziare la nuova stagione nei tempi previsti (sempre che sotto il lato della salute sia tutto sotto controllo)  e, con una guida chiara sulla redistribuzione delle entrate condivise, ogni club avrebbe modo di prendere le proprie decisioni.

Esiste poi anche un altro scenario: la Serie A completa la propria stagione, le ultime tre squadre vengono retrocesse e la Serie B promuove tre club.

In questo caso ci troveremmo di fronte a  due scelte: promuovere i primi tre club in classifica (nel momento in cui la stagione è stata sospesa) o promuovere automaticamente le prime due squadre selezionando la terza squadra tra una di quelle in zona playoff (sempre al momento della sospensione del campionato). La probabilità di essere selezionati potrebbe dipendere dalle prestazioni espresse fino ad oggi e da come sarebbero stati strutturati i playoff. I club in terza e quarta posizione sarebbero i favoriti.

Questa soluzione è simile a quella proposta dalla Serie C. La Serie C infatti ha avanzato l’ipotesi di concedere promozioni automatiche ai primi 3 club classificati e selezionare un quarto club attraverso un sistema di “lotteria” che premia i club che hanno ottenuto più record. Sembra che la reazione a questa ipotesi non sia stata positiva, quindi probabilmente qualora si adottasse questo metodo, la Federazione dovrebbe trovare una soluzione diversa basata magari sui precedenti storici, qualora ce ne fossero.

In quest’ultimo scenario, l’anno prossimo la Serie A avrebbe 20 club, la Serie B 24 club e la Serie C 56, più eventuali club provenienti dalla Serie D.

Personalmente credo che questi siano gli unici due scenari in grado di soddisfare e tutelare la maggior parte dei club, ed entrambi dipendono dal fatto che la Serie A possa finire la sua stagione e che la Serie B sia in grado di gestire 24 squadre l’anno prossimo.

Si possono fare altre ipotesi per promuovere tre squadre dalla Serie B alla Serie A qualora quest’ultima finisca la stagione, ma nessun club, di nessuna divisione che non concluda la stagione deve essere retrocesso. I punti possono essere trasferiti all’anno prossimo, se necessario.

Rugby e basket in Italia, e altri campionati di calcio in Europa, hanno già deciso di cancellare la stagione in corso per concentrarsi sulla stagione 2020-21, il che mi sembra la soluzione più ragionevole alla luce delle informazioni che abbiamo oggi. Possiamo solo sperare che nei prossimi giorni venga presa una decisione al riguardo anche in Italia, dal momento che il tempo a nostra disposizione sta terminando.

Questo non è il momento di minacciare azioni legali o di dare priorità alle frustrazioni individuali visti i rischi per la salute che tutti dovremmo affrontare qualora la stagione riprendesse prematuramente.

Se verrà presa la decisione di portare a termine il campionato in tutte le leghe, dobbiamo sperare di essere preparati a fronteggiare tutte le problematiche che inevitabilmente insorgeranno. Ma dubito fortemente che la maggior parte dei club di seconda e terza divisione siano preparati a seguire i protocolli indicati vista anche la mancanza di personale medico dedicato.

Siamo consapevoli del fatto che i leader dell’industria calcistica in Italia oggi si trovano a dover prendere decisioni molto difficili alle quali non esistono risposte facili. Da parte nostra, noi del Venezia FC, possiamo solo dare il nostro contributo nella speranza che le idee proposte possano essere utili”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *