“Zamparini, rispetta i sentimenti dei tifosi”

L’altro giorno, osservando un extracomunitario passeggiare in una strada del centro con la maglia rosanero di Toni, mi sono chiesta se questa fosse davvero sua ovvero, data la sua giovane età e il lungo tempo trascorso da quel magico periodo, se gli fosse stata regalata di recente. Anch’io custodisco a casa la maglia n. 9 di Toni in ricordo di uno dei momenti più emozionanti della mia vita e non voglio pensare che questa possa essere dismessa e regalata, magari in segno di disamoramento della nostra squadra del cuore.

Sottolineo e ribadisco “nostra”, perché una squadra di calcio vive solo grazie alla passione dei suoi tifosi, indipendentemente dalle sorti della società che la mantiene. Oggi siamo tutti tristi e amareggiati per il mancato closing che avrebbe consentito una rivitalizzazione del tifo con nuovi giocatori e grandi progetti che avrebbero dovuto fornire (in base alle promesse fatte) nuova linfa all’intera città di Palermo. Avevo creduto ai buoni propositi di Baccaglini e spero soltanto che la verità su questa favola, che ci ha dato speranza per poi farci ripiombare nell’angoscia sportiva, venga presto a galla. Soprattutto per rispetto dei sentimenti di tanti che come me tifano con fede e con passione.

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La situazione non è bella e Zamparini, finalmente… sincero, dichiara che se non riuscirà a vendere il Palermo, la moglie potrebbe chiedergli il divorzio, con ciò tradendo la sua intima volontà di non volersi privare del suo giocattolo tanto amato e odiato nello stesso tempo. L’aria dell’Austria, ove la squadra è in ritiro “in economia” (soltanto dieci giorni), avrebbe potuto schiarirgli le idee… Ma quando mai! Alla prima intervista ha subito dichiarato che la squadra è fortissima e che torneremo presto in serie A. Poveri noi!

Un’altra estate di nervi e di speranze con un’unica certezza: Il Palermo è dei tifosi che lo amano e che proprio per questo, permanendo questa situazione, difficilmente rinnoveranno l’abbonamento e lo seguiranno come prima. Quando si ama troppo si cerca di evitare di soffrire.