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Zamparini story: quel rissoso, irascibile, carissimo presidente…

Atto notarile firmato. Si riparte da qui, dal passaggio formale che sancisce la fine dell’era rosanero (da proprietario) di Maurizio Zamparini. 16 anni e mezzo di gioie, delusioni, vittorie, sconfitte, esoneri e polemiche di un rissoso, carissimo presidente, riassumibili in 5 grandi categorie.

1) 2004, si torna in A: trent’anni dopo

Nell’estate del 2002, arriva Zamparini: l’imprenditore friulano trova l’accordo con Sensi per acquisire il Palermo. Sarà lui a tentare la scalata alla Serie A e per farlo mette in atto un’operazione di mercato senza precedenti, un travaso di decine di giocatori (coordinato da Rino Foschi) con l’obiettivo dichiarato di tentare subito il grande salto.

Si parte con Glerean (una partita), si prosegue con Arrigoni, si chiude con Sonetti, ma il sogno svanisce a un passo nella notte di Lecce. L’anno dopo, squadra affidata a Baldini e risultati al di sotto delle aspettative, poi un mercato di gennaio faraonico e l’arrivo di Guidolin per agguantare la massima serie.


Inizia una cavalcata trionfale e stavolta il sogno Serie A diventa realtà, dopo un Palermo – Triestina, in una notte fra il 29 e il 30 maggio in cui un’intera città sognò ad occhi aperti, dal tramonto all’alba. Un sogno chiamato Serie A, una Serie in cui il Palermo rimarrà per 9 stagioni consecutive, più che in qualsiasi altro precedente (il Palermo di Cesto Vycpalek negli anni ’50 si era fermato a sei).

2) Subito l’Europa: le gioie e le occasioni mancate

Tutto esaurito. Il Palermo in A tocca la quota record di 35 mila abbonati e inaugura il suo ritorno in massima serie con una partenza sprint. Salvezza? Macché… ben presto si parla di di Europa e a fine stagione arriva la prima qualificazione in Coppa Uefa: in totale saranno cinque, le prime esaltanti (ottavi di finale contro lo Schalke e un leggendario passaggio del turno con vittoria sul campo del West Ham di Tevez e Mascherano) le altre più in sordina e dimesse.

Poi la grande occasione: stagione 2009/2010, i rosanero sono sempre più lanciati in classifica e tra le vittorie contro le big, le giocate di Pastore e Hernandez e i gol in sequenza di Fabrizio Miccoli e la Champions non è più un miraggio. Si decide tutto nello scontro diretto contro la Sampdoria, in un clima infuocato: Budan davanti alla porta, il gol che non arriva; il treno è passato, i rosanero lo hanno mancato per un niente.

3) Gli allenatori

Vincenti, deludenti, esonerati, richiamati, riesonerati, cacciati. In totale sono 51 gli esoneri di Zamparini, ma in un modo o nell’altro ogni allenatore passato da Palermo ha lasciato un segno. Ci sono quelli delle promozioni (Guidolin e Iachini), quelli dei record (sempre Iachini), le meteore (Glerean, Pioli, Malesani, Cosmi...) e quelli richiamati più volte e altrettante volte esonerati (ancora Guidolin, Ballardini, ancora Iachini , Colantuono).

Ci sono i traghettatori (Sonetti, Papadopulo, Mutti), le tante scommesse, quelle vinte e quelle perse (Mangia, De Zerbi, Gattuso, Sannino, Zenga, Schelotto, Tedino…), quelli eletti a furor di popolo come veri e propri idoli, come Delio Rossi; i ritorni di grandi beniamini (Giovanni Tedesco, Corini, Iachini, Gasperini…).

4) I paladini e i campioni scoperti (e venduti)

Con loro si sono immaginate miriadi di formazioni “amarcord”. Dai campioni del mondo (Barone, Barzagli, Grosso, Zaccardo) ai capitani (Corini prima, Miccoli e Sorrentino poi) passando per i giocatori icona (i gemelli Filippini, Ciccio Brienza, Liverani, Migliaccio, Carrozzieri, Balzaretti, Maresca…), i “pacchi” in piena regola (citiamo Farias, Formica, Sperduti e Stefan Silva a titolo d’esempio) fino ad arrivare alle stelle: Zauli, Toni, Simplicio, Bresciano, Amauri, Cavani, Pastore, Hernandez, Ilicic, Dybala, Vazquez, Belotti…. sono solo alcuni. Presto o tardi, hanno lasciato tutti Palermo, chi per fare cassa, chi per dissidi; chi rinnegato, chi rimpianto a distanza di anni.

5) Quel trofeo mancato: l’inizio della fine

Un altro sogno infranto. Anche nell’era Zamparini il Palermo ha un’occasione per vincere la Coppa Italia, con 40 mila persone al seguito nel finale dell’Olimpico, ma anche stavolta il mondo rosanero è costretto a masticare amaro. “E questo è solo l’inizio” recitava la successiva campagna abbonamenti, ma da lì in poi la situazione degenera: Zamparini non investe più come prima, gli attriti con la tifoseria aumentano, così come i tentativi (veri o presunti) di vendere la società, soprattutto dopo la retrocessione del 2013.

Il ritorno in A a suon di record si rivelerà di fatto una tregua, pronta a sciogliersi nel 2017 con una retrocessione (di fatto rimandata di un anno dopo una folle e paradossale stagione 2015/16), cui seguono il mancato closing con Baccaglini, l’esplodere delle vicende giudiziarie e lo spettro del fallimento. In tanti chiedono al patron di farsi da parte, chi civilmente (disertando lo stadio) chi invece lo invoca con toni duri (forse fin troppo). Nell’autunno 2018, Zamparini (dopo tanti proclami e indiscrezioni) annuncia che l’ennesima trattativa sta andando in porto: i tifosi non ci credono più, pensano sia un bluff, una macchinazione, un piano del “friulano” per tenersi il Palermo, in un modo o nell’altro.

Ora il comunicato ufficiale, in attesa di maggiori (e necessari) dettagli. E in teoria la fine di un’era. L’era, per dirla alla Braccio di Ferro, del friulano rissoso, irascibile e carissimo presidente.

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2 thoughts on “Zamparini story: quel rissoso, irascibile, carissimo presidente…

  1. Ma che carissimo,! Ha fatto feto! Tutto quanto di buono vanificato da condotte scellerate che hanno oscurato il resto. Non se ne poteva proprio più e non è detto che sia finita….

  2. Ha dato tanto e preso altrettanto. Bisogna vedere a chi ha venduto. Solo quando si avra quel dato si potra fare il bilancio finale.

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