Zenga torna a Palermo: dal sogno scudetto al derby che gli costò l’esonero
“Voglio vincere lo scudetto”: Walter Zenga decise di iniziare così, con il botto, la sua avventura sulla panchina del Palermo. Una frase ad effetto, dettata dalla voglia di stupire, che creò un misto tra esaltazione e ironia. Quelle parole però, pronunciate l’8 luglio del 2009, non portarono fortuna all’ex portiere di Inter e Sampdoria per la sua nuova esperienza rosanero. E venerdì sera, con il suo Venezia (ereditato da Vecchi), ritornerà di nuovo a sedersi sulla panchina del “Barbera” che non vede ormai dal lontano 23 novembre 2009.
MONASTRA: “CESSIONE PALERMO, STORIA GIÀ VISTA, MA ORA C’É UN FUTURO DA SCRIVERE”
Quella tra il tecnico di Milano e il Palermo è stata una storia d’amore mai realmente decollata. Già nel lontano 1 marzo 1997, uno Zenga ancora nei panni di portiere del Padova si beccò con il pubblico della “Favorita”: applausi ironici verso i tifosi e il dito medio per rispondere agli insulti e agli sputi – presunti – ricevuti dai palermitani. Una gara che segnò nel profondo Zenga, che dopo quegli episodi prese la decisione di chiudere la carriera in America. L’approdo sulla panchina rosanero di Zenga nel 2009 non fu vista poi di buon occhio anche per la sua esperienza sulla panchina del Catania nei due anni precedenti: gli etnei, proprio sotto la guida dell’ex portiere, hanno sbancato il “Barbera” con un sonoro e indimenticabile 0 – 4, nel quale spicca il celebre gol da centrocampo di Mascara.
Eppure l’esordio di Zenga in rosanero fece immaginare tutt’altro epilogo: un bel 2 – 1 al Napoli alla prima giornata (con reti di Cavani, Hamsik e il sigillo decisivo di Miccoli) per allontanare tutti i dubbi e le critiche. Nelle successive cinque giornate, il Palermo raccolse tre pareggi e due sconfitte: un ruolino poco soddisfacente che fu riscattato da tre vittorie di fila, impreziosite dal successo contro la Juventus firmato dal solito Cavani e Simplicio. I tonfi contro Inter e Bologna, intervallati dal pari casalingo contro il Genoa incrinarono la posizione di Zenga. Fatale, per il più beffardo dei finali, il derby contro il Catania: un 1 – 1 che spinse Zamparini ad esonerarlo senza troppi indugi.
PALERMO – VENEZIA: MANIERO RACCONTA L’INCREDIBILE “TRAVASO”
“Zenga è una persona meravigliosa che punta sempre in alto. Sono felice che sia con noi e che abbia questi obiettivi perché sa di poterli raggiungere. Andrà benissimo, qualsiasi problema dovesse sorgere lo chiariremo tra noi”, disse un Zamparini entusiasta alla presentazione del suo nuovo tecnico. Un rapporto all’apparenza idilliaco durato soli cinque mesi, non una novità sotto la gestione del patron friulano. La stagione del Palermo però si chiuse comunque alla grande grazie alla cavalcata della squadra guidata da Delio Rossi, che prese il posto proprio di Zenga: quinto posto e preliminari di Champions League persi per un soffio dopo il pareggio in casa contro la Sampdoria.
Le strade di Zenga e del Palermo invece, da quel 23 novembre 2009, non si sono mai più incrociate. Solo qualche botta e risposta a distanza tra il tecnico e Zamparini, che lo accusò – forse scherzosamente – di aver bevuto quando pronunciò la celebre frase dello scudetto. Poi distanza totale, ma venerdì ci sarà il più classico dei ritorni degli ex. L’Uomo Ragno, con il Venezia, proverà ad intrappolare il Palermo nella sua ragnatela. Per prendersi, così, anche una piccola rivincita personale.
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Penso che se il Palermo avesse iniziato quella stagione con Delio Rossi in panchina , il Palermo sarebbe andato in champions… una pippa di allenatore, la sua carriera parla per lui…